Comunità energetiche rinnovabili

In Europa, le comunità energetiche rinnovabili hanno già iniziato a svilupparsi all’inizio degli anni ’70, in Danimarca; in seguito, si sono diffuse anche in Germania e in Belgio. La prima comunità energetica in Italia è nata nel 2020. Seppur la loro storia, dal punto di vista giuridico, risulti piuttosto recente, dei prototipi erano già stati costruiti alla fine del XIX secolo. Ma cosa sono esattamente le comunità energetiche rinnovabili? Approfondiamolo in questo articolo.

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili?

Impianto eolico e fotovoltaico

Una comunità energetica è un’associazione tra cittadini, piccole o medie imprese (PMI), attività commerciali ed enti pubblici che collaborano allo scopo di produrre, consumare e scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili su scala locale. Si basa sui principi di autoconsumo, decentramento e collaborazione e permette di ridurre la dipendenza energetica dal sistema elettrico nazionale. In una comunità energetica, tutti i soggetti sono attivamente coinvolti nelle fasi di produzione, consumo e scambio dell’energia rinnovabile.

Come si costituisce una comunità energetica?

Costituire una comunità energetica richiede quattro fasi:

  • La prima è individuare un’area o un tetto per installare gli impianti e trovare altri autoconsumatori limitrofi con cui condividere l’energia prodotta.
  • La seconda è costituire un’entità legale tra i soci. Per legge, lo scopo primario di una comunità energetica non può essere il profitto; pertanto, le forme più utilizzate sono l’associazione non riconosciuta e la cooperativa.
  • Abbiamo gli autoconsumatori, abbiamo l’area: non resta che costruire l’impianto! Non è necessario che sia di proprietà della comunità: può infatti essere messo a disposizione da uno dei membri o anche da un soggetto esterno.
  • Infine, la comunità energetica deve richiedere degli incentivi al Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

Come funzionano le comunità energetiche rinnovabili?

Affinché una comunità energetica funzioni, è necessario che coinvolga almeno due soggetti, pubblici o privati. Da consumatori passivi (consumer), si trasformano dunque in produttori e consumatori attivi (prosumer). Essi producono energia elettrica da un impianto di loro proprietà: il surplus viene reimmesso nella smart grid, che spesso comprende dei sistemi di storage per accumulare l’energia elettrica che non viene subito utilizzata: trattasi di batterie elettrochimiche agli ioni di litio. In tal modo, i membri facenti parte della comunità possono usufruire dell’energia elettrica prodotta. Da legge, ai prosumer viene riconosciuta una remunerazione di circa 17 centesimi/kWh sull’energia che viene prodotta, ridistribuita e consumata all’interno della comunità.

Normativa vigente in Italia

In Italia, le comunità energetiche sono state introdotte con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/19 (articolo 42bis) e i successivi provvedimenti attuativi. Esse erano già previste dalla Direttiva Europea RED II (2008/2001/UE), che prevede un sostegno economico per chi decide di costruire degli impianti per produrre energia rinnovabile.

Le comunità energetiche rinnovabili sono, a tutti gli effetti, un soggetto giuridico che si basa su una partecipazione attiva e volontaria, è costruito da persone fisiche, PMI ed enti locali e ha come obiettivo quello di fornire vantaggi ambientali, sociali o economici nell’area in cui opera.

I soggetti associati mantengono il loro diritto di scegliere il proprio fornitore di energia elettrica e possono uscire liberamente dalla comunità energetica. Gli impianti di produzione di energia possono avere una potenza complessiva massima di 1 MW e devono essere connessi alla rete elettrica attraverso la stessa cabina primaria, che comprende massimo 3-4 Comuni o 2-3 quartieri di una grande città.

Vantaggi nel costituire una comunità energetica

Costituire una comunità energetica comporta diversi vantaggi sociali, economici e ambientali e rappresenta un’ottima possibilità di contribuire a costituire un mercato equo e sostenibile.

Dal punto di vista sociale, le comunità promuovono lo sviluppo di una responsabilità sociale attiva e contribuiscono a ridurre le disuguaglianze sociali. Questo è possibile poiché diversi membri agiscono per un fine comune, riducendo i costi sostenuti per l’acquisto di energia elettrica; a sua volta, la riduzione dei costi e delle emissioni facilita la coesione sociale, responsabilizzando i consumatori distribuendo in maniera efficiente l’energia prodotta.

Ragionando in termini economici, le comunità energetiche rappresentano un’opportunità di risparmio per i membri. Infatti, ogni membro della comunità energetica, pur pagando la propria bolletta per intero, riceve periodicamente un contribuito da parte della comunità. Tale contributo, non essendo tassato, equivale a una riduzione netta in bolletta. Inoltre, gli incentivi previsti dalla normativa sono cumulabili con altre agevolazioni, quali Ecobonus, Superbonus 110% e Bonus Casa. Infine, esse rappresentano un incentivo per la nascita di modelli socioeconomici caratterizzati dalla circolarità.

In ultimo, dal punto di vista ambientale, incentivano la diffusione di energia verde, utilizzando fonti rinnovabili. Questo va a sostituire quella prodotta da combustibili fossili, contribuendo a contrastare l’effetto serra e i cambiamenti climatici, oltre a promuovere la biodiversità.

Esempi di comunità energetiche rinnovabili

In Nord Europa, le comunità energetiche sono una realtà già consolidata. Un esempio è il Bioenergy Village di Jühnde, in Germania. Il progetto è stato realizzato nel 2004 da una cooperativa locale e dall’università di Göttingen. La comunità ha costruito un sistema di cogenerazione a biogas da 700 kW e una caldaia a cippato da 550 kW. Tali impianti generano il 70% del calore di cui la cittadina ha bisogno e il doppio dell’energia elettrica: quella in eccesso, viene restituita alla rete.

Bioenergy Village di Jühnde
Bioenergy Village di Jühnde

In Italia, la maggior parte delle comunità energetiche si trova in Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. In Piemonte è presente una comunità energetica formata dal Consorzio Pinerolo Energia e il politecnico di Torino. Ne fanno parte sia enti pubblici che privati, e puntano a utilizzare energia prodotta da fonti 100% rinnovabili. In Veneto, 514 aziende e utenti possessori di impianti hanno formato “Energia Agricola a km 0” grazie al contributo di Coldiretti Veneto e della società For Green. In Emilia Romagna, il progetto GECO, i cui lavori termineranno quest’anno, prevede l’installazione di un sistema fotovoltaico di 200 kW, un sistema di storage e un impianto per gestire i rifiuti organici.

Proiezioni future

La costituzione delle comunità energetiche rinnovabili dà il via ad un nuovo panorama energetico europeo in cui si punta a trasformare l’attuale sistema elettrico centralizzato, alimentato da combustibili fossili, in un sistema decentrato ed efficiente, alimentato con energie pulite, inesauribili e soprattutto non inquinanti.

Secondo Legambiente, in Italia sono attualmente presenti 35 comunità energetiche operative, 41 in progetto e 24 in corso di attivazione, per un totale di 100 Energy Community. Inoltre, l’Italia conta più di 3500 comuni che fanno solo uso di energia rinnovabile e la cui produzione supera il fabbisogno delle famiglie effettivamente residenti.

Si stima che, nei prossimi anni, il loro numero crescerà esponenzialmente. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, entro il 2025, le comunità energetiche saranno 40mila e, con la giusta spinta, potrebbero arrivare alle 100mila unità entro il 2030. Queste proiezioni sono in linea con l’obiettivo europeo che di ottenere il 32% della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Scopri di più leggendo il nostro articolo.

Per approfondire:

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Yoga è stata pescata accidentalmente da un peschereccio a strascico davanti alla costa di Cesenatico. Attualmente sta svolgendo il processo di riabilitazione in vasca presso le strutture di Cestha e nei prossimi giorni svolgerà gli accertamenti veterinari. Ancora non ha iniziato ad alimentarsi, si deve ancora abituare alla sua vasca.

The Black Bag ha deciso di battezzarla con il nome Yoga - dopo averla adottata - per ringraziare David e Gruppo Yoga Solidale Genova per aver contribuito, con una donazione, alla sua adozione.

Bellolampo viveva insieme al suo branco di cani liberi nella discarica di Palermo situata in Via stradale Bellolampo, dalla quale prende il nome.

Non sappiamo esattamente perché, ma il branco è stato catturato e portato nel canile municipale di Palermo, un luogo assolutamente inospitale, inadeguato e spaventoso per tutti i cani, ma soprattutto per i cani nati liberi che non hanno praticamente mai avuto contatti con l’uomo.

La data di nascita viene indicativamente riportata come l’1/12/2015 e l’ingresso nel canile di Palermo è avvenuto il 9/4/2016.
Bellolampo aveva solo 4 mesi quando è stato tolto dal suo territorio nativo e separato dai suoi fratelli per essere chiuso in un box sovraffollato.

Una volontaria del canile di Palermo segnalò a Buoncanile l’urgenza di trovare una sistemazione migliore per lui così riuscirono a farlo arrivare a Genova nell’ ottobre 2016 insieme ad un'altra cagnolina, Papillon.

Furono i primi cani del #buoncanileprogettopalermo.

Bellolampo ha subito manifestato una forte paura nei confronti delle persone e dell’ambiente, arrivando anche a mordere, mentre si è dimostrato da subito capace e desideroso di instaurare forti legami con gli altri cani.

Nel tempo ha imparato a fidarsi dei gestori del canile e piano piano ad aprirsi anche a pochi volontari selezionati.

Essendo un cane molto carino e anche di piccola taglia negli anni ha ricevuto diverse richieste di adozione, ma tutte incompatibili con il suo carattere diffidente e spaventato.

Una curiosità? Bellolampo ama gli equilibrismi! Gli piace saltare sui tavoli, le panche, le sedie, i muretti e proprio non resiste al fascino della carriola!!

Mix pittina dagli occhi magnetici... salvata da pesante maltrattamento. Viveva a Napoli legata alla ringhiera delle scale condominiali ad una corda cortissima.

Lei è un cane eccezionale, nata nel 2013. Entrata in canile nel 2014 si è subito distinta per le sue naturali doti olfattive: con lei abbiamo lavorato tantissimo sulla discriminazione olfattiva, fino a farle seguire delle vere e proprie piste di sangue finalizzate al ritrovamento di persone scomparse (attività fatte solo ai fini ludici).

Non va d’accordo con i suoi simili, per cui cerca una famiglia senza altri animali in casa, una famiglia dinamica , esperta e disposta ad un percorso conoscitivo.

Paco cerca casa! Si trova a Genova!

Paco è stato adottato da cucciolo con la superficialità di chi crede che un cucciolo sia un foglio bianco sul quale scrivere ciò che si vuole, e con la stessa superficialità è stato portato in canile perché dopo due anni era cresciuto con caratteristiche diverse da quelle di un peluche.

Paco è un cane affettuosissimo, curioso e dinamico, viene presentato a tutti i nuovi volontari del canile come uno tra i cani più equilibrati e gestibili anche per chi è alla prima esperienza.

Ama passeggiare a lungo, è già abituato a vivere in casa, viaggia volentieri in auto, è sempre alla ricerca di nuove avventure da fare in compagnia dei suoi amici, è molto bravo in città, non ha paura delle persone, né dei cani. Non ama i cani maschi, è invece molto bravo con le femmine. Non è compatibile con i gatti.

E’ un cane adulto oramai, è nato nel 2014, una taglia media (circa 20 kg), è un cane che sa gestire bene le emozioni, i suoi bisogni e i suoi spazi.

Paco ha bisogno di un'adozione responsabile, che non sottovaluti i segnali di stress che sa comunicare, soprattutto quando vuole riposare in cuccia senza essere disturbato.