Le conseguenze del cambiamento climatico riguardano tutti noi, adulti, ragazzi e bambini, nessuno escluso. È un problema globale e come tale è necessario analizzarlo e affrontarlo in maniera integrata. Il clima e la realizzazione di un futuro più sostenibile sono al centro del dibattito contemporaneo. Un dibattito che continua a concentrarsi quasi esclusivamente su parametri relativi alla crescita economica di breve periodo. In questo modo non include, tra le diverse omissioni, una prospettiva di estrema importanza: quella relativa alle conseguenze che i modelli di sviluppo possono avere sui diritti umani delle persone e, soprattutto, delle più giovani generazioni.
Definizione di sviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile fa riferimento a uno sviluppo che permette alle generazioni presenti di soddisfare i propri bisogni continuando, nello stesso tempo, a preoccuparsi e agire affinché le generazioni future possano godere delle stesse condizioni di soddisfacimento.
In questa definizione, risulta implicita una nozione di uguaglianza e pari opportunità intra-generazionale, ma anche inter-generazionale. Tuttavia, il paradigma economico ha scarsamente considerato queste dimensioni, poiché è teso a una crescita senza limiti sensibili, al depauperamento delle risorse ambientali e al loro consumo continuo e irresponsabile rispetto a una logica di lungo periodo.
Considerare l’equità inter-generazionale alla luce della sostenibilità, contrariamente al paradigma dominante, significa determinare modelli di sviluppo capaci di garantire e rispettare i diritti delle generazioni più giovani.
Giovani generazioni e cambiamento climatico
I bambini e i ragazzi, nell’ambito del dibattito contemporaneo, non vengono quasi mai considerati. Tuttavia, proprio su di loro ricadranno le conseguenze e la necessità di rispondere nel futuro alle scelte che si realizzano oggi.
Le preoccupazioni delle giovani generazioni
Da molti studi, emerge come i giovani siano più consapevoli e preoccupati rispetto agli adulti per i rischi legati al cambiamento climatico.
Le preoccupazioni dei ragazzi derivano principalmente dal fatto che molte scelte prese fino a oggi da parte degli adulti sono per lo più fallimentari. Queste decisioni non sembrano porre soluzione a una “distruzione” futura del pianeta, al contrario sembrano metterlo sempre più a rischio insieme ai suoi abitanti.
Al di là delle percezioni dei ragazzi, è possibile affermare che queste scelte e omissioni rappresentino una strutturale violazione del diritto fondamentale alla vita delle generazioni presenti e future.
Uno dei problemi è certo legato al fatto che i minori, come ben sappiamo, non hanno diritto di voto. Per questo nell’ambito della politica i loro bisogni e diritti vengono raramente rappresentati.
Fortunatamente, i ragazzi in tutto il mondo si stanno mobilitando per far sentire la propria voce in diversi modi. Manifestano facendo pressione sulla classe politica e sulle istituzioni. Ciò ha come obiettivo quello di spingerli a prendere decisioni e ad apportare dei cambiamenti radicali per fronteggiare la crisi climatica in corso. È possibile notare come le giovani generazioni si stiano battendo per entrare a far parte attivamente e concretamente nella difficile “lotta” al cambiamento climatico.
È necessario agire
I ragazzi e, ancora di più, i bambini rimangono comunque le prime vittime del cambiamento climatico e se veramente sono così importanti per il mondo adulto, come spesso e volentieri si dice, affrontare la crisi climatica in modo strutturale e di sistema, con un cambiamento nel modello di sviluppo, dovrebbe risultare come una priorità.
La riduzione delle emissioni e, in particolare, il contenimento dell’aumento della temperatura a 1,5 gradi sono obiettivi molto difficili da raggiungere. Se anche fosse possibile raggiungerli, le giovani generazioni di oggi dovrebbero comunque fare i conti con un clima diverso e spesso più estremo, con eventi metereologici disastrosi più frequenti. Questo potrebbe influire sempre di più sui bambini, sui ragazzi e sul loro diritto fondamentale alla vita e su tutti gli altri loro diritti.
Infanzia e cambiamento climatico
E’ importante evidenziare che la parte di popolazione formata dai bambini è quella più vulnerabile ai danni ambientali. Basti fare riferimento ad alcuni studi che sono stati fatti. Secondo il World Health Organization (WHO) infatti 1,7 su 5,9 milioni di morti tra i bambini, fino a un’età di quattro anni, sono riconducibili a cause legate a problematiche ambientali che, con maggiore attenzione, si potrebbero prevenire.
Perché sono il gruppo più colpito? Perché i bambini si trovano in un periodo di sviluppo delicato dal punto di vista fisico e mentale. Per questo motivo sono molto più sensibili degli adulti, per esempio, all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, alle malattie e agli impatti dei cambiamenti climatici. Questi ultimi possono tradursi in eventi metereologici estremi durante i quali spesso vengono distrutte case e scuole. I bambini rischiano di perdere i loro affetti, sono costretti a lasciare la scuola per lavorare e, senza una protezione garantita dai contesti nei quali crescono, diventano più vulnerabili. Inoltre, la perdita di biodiversità e la degradazione dell’ecosistema porta spesso alla necessità di migrare verso luoghi più “sicuri”. Tutto ciò sicuramente determina ulteriori conseguenze sulla vita delle più giovani generazioni coinvolte in certi fenomeni.
Ovviamente i bambini più colpiti saranno sicuramente quelli che si trovano in situazioni di estrema povertà. Spesso si tratta di coloro che vivono in paesi non industrializzati, che paradossalmente, sono quelli che hanno dato un minore contributo fino a oggi alla crisi climatica.
È drammatico inoltre pensare che una buona parte delle generazioni future subirà le conseguenze per scelte che sono state prese prima della loro nascita.
Conclusioni
I giovani sono quindi titolari di diritti che non possono essere violati. Questi stessi diritti potrebbero rappresentare la via per supportare l’analisi e l’azione nella lotta al cambiamento climatico.
Le giovani generazioni dovrebbero essere al centro del modello di sviluppo e il loro benessere, insieme a quello della società, dovrebbe rappresentare lo scopo da perseguire. Forse questa traiettoria potrebbe indicarci la strada per raggiungere un percorso teso allo sviluppo sostenibile.
Alcune associazioni che si occupano della protezione dei diritti dei bambini e ragazzi si stanno muovendo per rendere evidente questa violazione e per trovare delle soluzioni.
Unicef, per esempio, ha pubblicato il rapporto “The Challenges of Climate Change. Children on the front line” attraverso il quale approfondisce le questioni riguardanti i diritti dell’infanzia in relazione ai cambiamenti climatici.
Defence for Children International, associazione che si occupa della promozione e protezione dei diritti dell’infanzia a livello locale, regionale e globale, sta facendo la sua parte impegnandosi per inserire trasversalmente nel suo programma strategico molte delle questioni relative a prospettive di sviluppo sostenibile a partire da un’analisi fondata sui diritti.
I bambini e i ragazzi non devono essere pensati solo come oggetto delle politiche ma come soggetto attivo. È importante coinvolgerli in modo consapevole semplicemente perché ne hanno diritto. Inoltre, devono poter partecipare perché spesso sono più consapevoli e attenti nei confronti di queste tematiche rispetto agli adulti, che hanno invece ripetutamente rimandato e omesso importanti decisioni.
Un mondo pensato per i ragazzi e i bambini potrebbe certamente essere un mondo migliore anche per gli adulti. Decisamente un’occasione unica per affrontare questa crisi.