Il Timo

Fonte: L’erboristeria

Il Timo. L’erba aromatica tra le più apprezzate nei secoli, definito dagli antichi greci il “respiro di Zeus“. La macchia Mediterranea è il suo regno, il suo potere il profumo. Scopriamo insieme la storia che lo ha reso una pianta fondamentale nella cultura occidentale.

Bioma del Timo

ll genere Thymus comprende circa 215 specie che hanno colonizzato gli habitat più diversi. Infatti, esistono alcune specie che compongono la diversità floristica delle praterie sub-alpine. Ma in questo articolo parleremo di una delle specie che caratterizza la macchia mediterranea, le garighe e le nostre cucine.

Il Thymus vulgaris conosciuto come Timo maggiore, Timo comune o Timo volgare, appartiene alla famiglia delle Lamiaceae e trova le sue origini nel bacino del Mediterraneo. Predilige terreni aridi, sassosi e soleggiati. Lo si può trovare dalla pianura alla montagna, ma soprattutto nelle vicinanze del mare.

Fonte: UnionBio

Il suo dolce profumo attira piccoli e grandi insetti impollinatori, svolgendo così uno dei servizi ecosistemici più preziosi, la propagazione e il mantenimento della biodiversità. Il profumo del Timo non è lo stesso in tutta la sua specie. Esistono, infatti, delle sue sotto specie che, seppur mantenendo le stesse caratteristiche morfologiche, presentano una quantità differente e varabile di composti chimici negli oli essenziali presenti nella pianta e che ne cambiano il profumo. Queste sotto specie sono definite chemotipi e nel Timo ne sono presenti almeno sei per citarne alcuni (quindi sei sotto specie di Thymus vulgaris): il carvacrolo, il timolo, il linalolo, il thujanol, il terpineolo e il geraniolo. Questo per darci un’idea di quanto varia il suo profumo e di quanto sia importante la varietà dei composti chimici nel determinare la capacità di adattamento ad un microclima rispetto ad un altro.

Curiosità: uno studio condotto nel sud della Francia ha individuato un cambiamento nella distribuzione delle sotto specie sopra citate in risposta hai cambiamenti climatici. Di conseguenza, il Timo e i suoi chemotipi possono fungere da sentinelle per monitorare l’effetto che i cambiamenti climatici nel Mediterraneo hanno sulla distribuzione delle specie vegetazionali. Quindi monitorano anche le conseguenti variazioni evolutive e di adattamento in condizioni di stress.

Etimologia e Simbologia del Timo

Thymus deriva dal greco Thymos e significa vitalità e respiro (“il respiro di Zeus“). Sin dall’antichità il Timo ha sempre espresso l’operosità e la diligenza perché veniva associato alle api, insetti operosi e sempre in movimento. È inoltre simbolo di coraggio, audacia e intelligenza.

Nella mitologia norrena (o mitologia scandinava) si credeva che la pianta fosse nata dalle lacrime della divinità Freya, dea dell’amore, dell’erotismo, della bellezza e della seduzione. Per questo al nostro Timo venne attribuito anche il simbolo di amore duraturo. Anche nella mitologia greca si credeva che il Timo avesse avuto origine dalle lacrime e che fosse simbolo di vitalità. In questo caso, le lacrime appartenevano ad Arianna, principessa di Creta, che diede un gomitolo di lana a Teseo (eroe di Atene) per ritrovare la strada nel labirinto del Minotauro. Dopo l’abbandono di Teseo, Arianna pianse lacrime profumate che attirarono le attenzioni di Dionisio, suo futuro sposo.

Il Timo tra Storia e Leggenda

La sua presenza in natura così antica e comune, e il suo aroma, non ha attirato da millenni solo la fauna locale ma anche l’uomo che ben presto lo ha impiegato in svariati usi e costumi. Per esempio, al giorno d’oggi si hanno testimonianze sull’uso del Timo già nell’Età della Pietra dove i suoi rametti venivano bruciati nel fuoco, forse per tenere lontani gli insetti. E da questo momento in poi ha conquistato ogni epoca!

L’Antico Egitto

Il Timo era usato nei processi di imbalsamazione. I corpi erano cosparsi di unguenti e fiori di Timo pensando che l’anima dei defunti potesse risiedere nei suoi fiori e trovare pace. Il suo utilizzo portò alla scoperta di proprietà della pianta che rallentavano la putrefazione dei corpi e la proliferazione dei batteri – era quindi un ottimo prodotto per l’imbalsamazione. Inoltre gli egizi utilizzavano la sua essenza anche per profumare le abitazioni.

L’Antica Grecia

I greci utilizzavano oli e acque profumate di Timo per curare il corpo e infondere coraggio ai soldati prossimi alla battaglia. Questi rinvigorivano anche il proprio animo bevendo tisane agli estratti della pianta. Infine le giovani fanciulle ne ponevano un ramoscello sotto il cuscino per farsi rivelare in sogno l’identità del futuro sposo.

L’Antica Roma

Anche i soldati romani tramandarono lo stesso rito dei vicini greci: facevano un bagno nelle acque di Timo per stimolare il coraggio e l’audacia prima di andare in battaglia. I suoi fiori e rami erano utilizzati per profumare le case, aromatizzare vino e formaggi, e conservare gli alimenti. Plinio si pronunciò anche sulle proprietà terapeutiche e aromatiche del Timo (lo abbiamo già trovato coinvolto nella descrizione della produzione della carta da papiro nell’articolo Il Papiro nel Il Giardino di Gingko). Egli ne parlava come una pianta da bruciare per scacciare gli animali velenosi dai campi e dalle case. Inoltre, raccomandava il Timo come antidoto contro le morsicature e il mal di testa. Carlo Magno, anche lui stregato dalla potenza e dal seducente profumo di questa pianta, ne ordinò la coltivazione nei giardini di piante officinali di tutto l’Impero e negli orti dei monasteri.

Il Medioevo

Anche qui i soldati protagonisti e adornati del Timo. Le dame donavano al cavaliere amato un drappo ricamato con un’ape che volava intorno ad un ramoscello di Timo come simbolo di fortuna e di amore. E le credenze sulle sue proprietà mistiche non mancavano. I contadini facevano benedire i ramoscelli di Timo ritenendo che questo rito potesse allontanare le streghe. L’usanza di mettere un ramoscello sotto il cuscino per conciliare il sonno e tenere lontano gli incubi era comune all’epoca.

Ildegarda di Bingen (1098-1179), benedettina tedesca e famosa erborista dell’antichità, utilizzava il Timo contro la lebbra e i pidocchi. E il suo intuito non è da sottovalutare perché le sue opere trattavano della teoria della circolazione del sangue e hanno ispirato negli anni Ottanta del Novecento la moda della medicina alternativa.

Il Rinascimento

Castor Durante (1529-1590), noto medico, botanico e poeta, descrisse l’uso terapeutico del Timo nella sua opera Herbario Novo (1585), dedicata alle piante medicinali d’Europa e delle Indie. Il Timo, secondo la sua prescrizione, poteva essere cotto nel vino e curare dall’asma e dalle infezioni alla vescica, eliminare la tenia e guarire dagli avvelenamenti.

Uso terapeutico

Grazie alle sue proprietà, il Timo è utilizzato come medicinale sin dall’antichità fino ai giorni nostri. Esso contiene alti livelli di vitamina del gruppo C, B, K, E e acido folico. Inoltre possiede un’alta concentrazione di sali minerali quali il manganese, il ferro, il potassio, il calcio, il magnesio e il selenio. Se abbiamo visto che il Gingko biloba è descritto come un elisir di vita, si può dire che il Timo è un vero tocca sana!

Tutte queste proprietà attribuisco alla pianta una caratteristica antibatterica, antinfiammatoria e antimicrobica. Gli oli e gli sciroppi di Timo possono aiutare nella cura del catarro nelle vie aeree superiori, della bronchite e della pertosse. Può essere anche impiegato come tonico e stimolante dell’apparato digerente e diuretico, come stimolante del sistema immunitario e favorisce il funzionamento del sistema linfatico. Può anche migliorare la frequenza cardiaca e regolare il colesterolo nel sangue. E dulcis in fundo, il Timo aiuta ad alleviare i crampi mestruali ed è per questo definito la “pianta delle donne“.

Curiosità: “L’ Aceto dei Quattro Ladri” nasce da una leggenda che prende luogo in Francia. Si narra che nel 1630 durante l’epidemia della peste nera che colpì Tolosa, quattro ladri approfittarono della situazione disperata per entrare nelle case degli infetti e saccheggiarne le abitazioni. Dopo diversi furti, vennero catturati dalla polizia e portati a giudizio. Il giudice, però, si chiese come fosse possibile che i quattro ladroni non venissero infettati dalla malattia come la maggior parte della popolazione. E fu così che li costrinse a confessare il segreto che donava loro questa immunità. Essi si cospargevano di una pozione di lavanda, timo e rosmarino macerati nell’aceto. Questo preparato è considerato tutt’ora un’eccellente antisettico naturale con molte proprietà benefiche.

Uso Culinario

Come poteva mancare nell’articolo una piccola parte sulle proprietà culinarie del Timo che domina le cucine di tutto il Mediterraneo. Ben sappiamo che questa pianta aromatica viene utilizzata per insaporire piatti di verdura, di carne e di pesce, e raramente manca nelle nostre cucine.

Diverse culture culinarie hanno creato varie miscele di piante aromatiche secche, di cui il Timo è protagonista, divenute caratteristiche della loro cucina. Per esempio possiamo trovare l’Herbes de Provence in Francia, il Zathor in Giordania e il Dukka in Egitto.

Ed infine il Timo è riuscito a conquistare anche il mondo dei liquori. Al Lago di Como è tipico il Timoncello, un liquore a base di scorza di limone, zucchero e il nostro Timo.

Letteratura al Timo

Arriviamo alla fine di quest’articolo con un passaggio di Virgilio nell’Eneide I, 430-435:

Così all’inizio dell’estate il lavoro
per i campi fioriti affatica le api al sole,
quando guidano fuori i figli adulti della specie
o stipano il liquido miele e ricolmano di dolce nettare
le celle o ricevono il peso dalle venienti, o fatta una schiera
scacciano dalle arnie i fuchi, neghittoso sciame;
ferve l’opera, olezza il fragrante miele di timo

Referenze

elicrisio

UnionBio

Zetatille

L’Erboristeria

Thompson J., et al. Evolution of a genetic polymorphism with climate change in a Mediterranean landscape

Lifegate

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Yoga è stata pescata accidentalmente da un peschereccio a strascico davanti alla costa di Cesenatico. Attualmente sta svolgendo il processo di riabilitazione in vasca presso le strutture di Cestha e nei prossimi giorni svolgerà gli accertamenti veterinari. Ancora non ha iniziato ad alimentarsi, si deve ancora abituare alla sua vasca.

The Black Bag ha deciso di battezzarla con il nome Yoga - dopo averla adottata - per ringraziare David e Gruppo Yoga Solidale Genova per aver contribuito, con una donazione, alla sua adozione.

Bellolampo viveva insieme al suo branco di cani liberi nella discarica di Palermo situata in Via stradale Bellolampo, dalla quale prende il nome.

Non sappiamo esattamente perché, ma il branco è stato catturato e portato nel canile municipale di Palermo, un luogo assolutamente inospitale, inadeguato e spaventoso per tutti i cani, ma soprattutto per i cani nati liberi che non hanno praticamente mai avuto contatti con l’uomo.

La data di nascita viene indicativamente riportata come l’1/12/2015 e l’ingresso nel canile di Palermo è avvenuto il 9/4/2016.
Bellolampo aveva solo 4 mesi quando è stato tolto dal suo territorio nativo e separato dai suoi fratelli per essere chiuso in un box sovraffollato.

Una volontaria del canile di Palermo segnalò a Buoncanile l’urgenza di trovare una sistemazione migliore per lui così riuscirono a farlo arrivare a Genova nell’ ottobre 2016 insieme ad un'altra cagnolina, Papillon.

Furono i primi cani del #buoncanileprogettopalermo.

Bellolampo ha subito manifestato una forte paura nei confronti delle persone e dell’ambiente, arrivando anche a mordere, mentre si è dimostrato da subito capace e desideroso di instaurare forti legami con gli altri cani.

Nel tempo ha imparato a fidarsi dei gestori del canile e piano piano ad aprirsi anche a pochi volontari selezionati.

Essendo un cane molto carino e anche di piccola taglia negli anni ha ricevuto diverse richieste di adozione, ma tutte incompatibili con il suo carattere diffidente e spaventato.

Una curiosità? Bellolampo ama gli equilibrismi! Gli piace saltare sui tavoli, le panche, le sedie, i muretti e proprio non resiste al fascino della carriola!!

Mix pittina dagli occhi magnetici... salvata da pesante maltrattamento. Viveva a Napoli legata alla ringhiera delle scale condominiali ad una corda cortissima.

Lei è un cane eccezionale, nata nel 2013. Entrata in canile nel 2014 si è subito distinta per le sue naturali doti olfattive: con lei abbiamo lavorato tantissimo sulla discriminazione olfattiva, fino a farle seguire delle vere e proprie piste di sangue finalizzate al ritrovamento di persone scomparse (attività fatte solo ai fini ludici).

Non va d’accordo con i suoi simili, per cui cerca una famiglia senza altri animali in casa, una famiglia dinamica , esperta e disposta ad un percorso conoscitivo.

Paco cerca casa! Si trova a Genova!

Paco è stato adottato da cucciolo con la superficialità di chi crede che un cucciolo sia un foglio bianco sul quale scrivere ciò che si vuole, e con la stessa superficialità è stato portato in canile perché dopo due anni era cresciuto con caratteristiche diverse da quelle di un peluche.

Paco è un cane affettuosissimo, curioso e dinamico, viene presentato a tutti i nuovi volontari del canile come uno tra i cani più equilibrati e gestibili anche per chi è alla prima esperienza.

Ama passeggiare a lungo, è già abituato a vivere in casa, viaggia volentieri in auto, è sempre alla ricerca di nuove avventure da fare in compagnia dei suoi amici, è molto bravo in città, non ha paura delle persone, né dei cani. Non ama i cani maschi, è invece molto bravo con le femmine. Non è compatibile con i gatti.

E’ un cane adulto oramai, è nato nel 2014, una taglia media (circa 20 kg), è un cane che sa gestire bene le emozioni, i suoi bisogni e i suoi spazi.

Paco ha bisogno di un'adozione responsabile, che non sottovaluti i segnali di stress che sa comunicare, soprattutto quando vuole riposare in cuccia senza essere disturbato.