
Sempre più spesso si sente parlare di incendi.
Quest’estate il fuoco è divampato in molte aree di alcuni paesi, tra cui Grecia, Turchia, Italia, Canada, Siberia e Australia.
Gli incendi, oltre a essere diventati fenomeni più frequenti, sono sempre più estesi e intensi.
L’aumento nel numero di questi eventi verificatosi fino a oggi, è stato causato prevalentemente dalle attività dell’uomo e dai cambiamenti climatici, che provocano estati sempre più calde e secche.
Foresta al naturale vs. foresta innaturale
FORESTA AL NATURALE
L’uomo con la sua attività ha progressivamente modificato lo stato delle foreste rendendole fortemente “innaturali”.
In una foresta gli incendi, che si verificano naturalmente, hanno un’azione regolatrice, poiché ripuliscono il sottobosco da materiale combustibile, e rigenerativa perché necessari alla rinnovazione del bosco. Essi si verificano a un ritmo tale da non permettere che le pianticelle nate dopo il precedente incendio possano crescere talmente tanto da passare il fuoco alle chiome degli alberi più alti e resistenti. In questo modo non tutte le piante muoiono; al contrario le più forti e robuste resistono, e così solo parte della vegetazione dovrà col tempo ricrescere.
Il bosco allo stato naturale presenta quindi grandi alberi ben distanti tra loro e un sottobosco privo, o quasi, di materiale infiammabile.
FORESTA INNATURALE
Quando questo ecosistema viene invece intaccato dall’uomo attraverso per esempio attività di disboscamento, di pascolo o di spegnimento degli incendi (per la sicurezza della popolazione), diventa necessaria una gestione continua del bosco.
In particolare, a causa del taglio degli alberi il suolo si riempie di materiale combustibile e, se non viene ripulito, su di esso crescerà con il tempo altra vegetazione che aumenterà così il suo potenziale combustibile. Inoltre, quando si procede al taglio, si abbattono spesso e volentieri gli alberi più pregiati che sono anche quelli più resistenti al fuoco, tralasciando invece gli alberi più piccoli e facilmente infiammabili.
Un bosco intaccato dall’attività umana aumenta la densità di alberi al suo interno. Ciò accade per buona parte a causa dello spegnimento degli incendi considerati pericolosi per la popolazione. In questo modo, non possono svolgere la loro funzione di pulizia del suolo.
A seguito dell’influenza dell’uomo, oltre a esserci un sottobosco pieno di materiale combustibile, gli alberi lasciati nelle foreste sono quindi i più fragili e vulnerabili. Se perciò la foresta non viene gestita e pulita nel modo corretto, si otterrà una maggiore facilità di propagazione degli incendi.
Quindi se da una parte si spengono gli incendi per evitare che si propaghino, dall’altra non è presente abbastanza attività di pulizia e di sfoltimento del sottobosco.
La tendenza moderna è infatti quella di abbandonare la vegetazione al suo naturale rewilding (rinselvatichire). Ciò non rappresenta una strategia adatta nel 99% del territorio. Non ci sarebbe un ritorno allo stato naturale, bensì si arriverebbe a uno stato di degrado.
L’uomo, che ha nel tempo trasformato il territorio, deve necessariamente continuare a curarsene e intervenire per mitigare i rischi dell’abbandono.
Cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici hanno una grande influenza sugli incendi. Quando la vegetazione perde umidità, questa diventa più secca e prende fuoco facilmente. Con un clima più caldo, proprio causato dai cambiamenti climatici, questo fenomeno si intensifica.
Non è solo il clima a influenzare gli incendi, ma anche gli incendi a loro volta a influenzare il clima poiché nel verificarsi emettono un’abbondante quantità di CO2.
Cosa sono gli incendi?
Gli incendi sono dei fenomeni naturali complessi che hanno differenti concause. Inoltre, sono difficili da prevenire ed è anche difficile riuscire a monitorare tutto il territorio.
Essi si distinguono in base all’ oggetto che brucia.
Ci sono gli incendi radenti quando a bruciare è solamente il combustibile di superficie mentre rimangono intatte le chiome, la parte più importante. Questo può essere definito come un incendio con pochi danni che permette alla foresta di ricostituirsi.
Ci sono poi gli incendi di chioma che si verificano dove arbusti e vegetazione sono in contatto con le chiome. Quindi queste parti vitali bruciano e le conseguenze sono molto peggiori.
Il verificarsi dell’uno o l’altro tipo di incendio dipende dalle condizioni meteorologiche e dalla struttura del materiale combustibile. Se c’è, per esempio, una continuità tra suolo, vegetazione relativamente giovane e chiome è molto facile che un incendio radente diventi di chioma.
Quando si parla di megaincendio invece si intende un incendio che durante il processo di combustione sprigiona così tanto calore che l’aria calda tende a salire e crea un vuoto d’aria. Come un tornado può lanciare torce a distanza. In questo modo il fuoco dilaga molto velocemente e diventa pericoloso e difficile da gestire.
Le tre fasi che devono essere previste nella gestione degli incendi sono la fase di prevenzione, la fase di lotta ed estinzione e infine la fase di recupero e ricostituzione.
Come nascono gli incendi?
Gli incendi nascono grazie alla combinazione di tre ingredienti principali.
È necessaria la scintilla (per esempio proveniente da fulmini), una massa secca di vegetazione e una grande quantità di ossigeno. In gergo tecnico serve quindi l’energia di attivazione, il combustibile e il comburente, ossia una sostanza che funge da agente ossidante di un combustibile.
A questi si aggiungerà l’azione del vento che aiuterà il fuoco a propagarsi.
Cause degli incendi?
Gli incendi si distinguono in cinque categorie a seconda dell’origine. Essa può essere: naturale, accidentale, antropogenica, colposa o di cause dubbie.
Gli incendi di origine naturale si sviluppano a partire da un fulmine o da eruzioni vulcaniche, anche se più rare.
Quelli di origine accidentale si originano a partire da una scintilla delle ruote dei treni.
Per dolo quando l’incendio è di origine antropogenica e vi è l’intenzione di appiccarlo. Ciò accade, per esempio, quando l’incendio viene appiccato per scopi di profitto per esempio per recuperare terreni agricoli a discapito del bosco.
L’incendio può essere poi di origine colposa. Questo significa che non vi è intenzione, ma l’incendio nasce da un comportamento irresponsabile o imprudente dell’uomo. In questo caso, l’incendio può scoppiare a causa di un mozzicone di sigaretta lanciato per terra.
L’ultima categoria è quella delle cause dubbie, dove finiscono tutti gli incendi di cui non si riesce a definire l’origine.
Per quanto riguarda le statistiche, ogni anno l’EFFIS (European Forest Fire Information System) produce un rapporto sugli incendi. L’ultimo pubblicato è quello che fa riferimento al 2019.
Nel grafico sottostante, preso dal rapporto, si possono vedere le percentuali delle cause incendio in Italia durante l’anno di riferimento. Si può notare che quasi il 60% degli incendi è stato originato dall’uomo in maniera intenzionale. La maggior parte degli inneschi è dovuta ad attività legate al settore agricolo e pastorale. Circa il 14% invece può essere ricollegato ad atti colposi. Solo il 2% si riferisce invece a incendi di origine naturale.

Come sottolineato da Davide Ascoli nel podcast “C’è puzza di bruciato” non c’è una mente criminale dietro agli incendi, ma piuttosto una poca cultura sull’uso del fuoco.
Sempre nel rapporto è possibile notare come il 41% degli incendi in Italia si sviluppi nelle foreste.
Prevenzione
Il problema degli incendi è che, oltre a rappresentare un rischio per la popolazione, essi hanno anche un grande impatto ambientale. L’impatto maggiore è quello che si verifica nei confronti dei servizi ecosistemici offerti dalla foresta (protezione dalla caduta massi, assorbimento gas serra, capacità di produrre legno). Se l’incendio è ad alta severità e nel luogo in cui si verifica vi è una forte richiesta di servizi, è necessario intervenire con un’attività di rimboschimento.
Un antico detto dice è “meglio prevenire che curare” ed è proprio vero. La prevenzione è l’aspetto su cui dovrebbero concentrarsi i maggiori sforzi, anche economici.
Prevenire incendi significa avere una gestione forestale migliore che punti ad evitare l’accumulo di combustibile e possa remare contro una politica di abbandono di questi ecosistemi, ormai da tempo intaccati e modificati dall’uomo.
Si potrebbe procedere con attività di riduzione della quantità combustibile attraverso tecniche di fuoco prescritto o riducendo la densità degli alberi attraverso tecniche di diradamento.
Per attività di fuoco prescritto di intendono trattamenti in condizioni tranquille con obiettivo di far attraversare la foresta con un fuoco a bassa intensità in modo da ridurre il combustibile sul terreno ed evitando così che un eventuale incendio possa diventare dannoso.
Inoltre, sarebbe corretto inserire pene più gravi per punire i responsabili di incendi dolosi.
Alcune soluzioni sono state trovate grazie alla ricerca scientifica. Tuttavia, non c’è ancora una strategia adatta a governare e prevenire questi giganti di fuoco, spesso perché non vengono stanziati appropriati fondi per procedere alla costituzione di un piano di prevenzione adeguato, che permetterebbe di spendere cifre notevolmente minori rispetto a quelle attualmente necessarie. In conclusione, la speranza è che si possa trovare presto una strategia più efficace ed efficiente che punti diminuire la frequenza e l’intensità degli incendi.