
Il grande progresso nell’ambito dei medicinali, avvenuto negli ultimi 100 anni, ha permesso di migliorare notevolmente la nostra vita. Questo progresso, tuttavia, è arrivato ad un grosso costo per l’ambiente; le scienze mediche e il monitoraggio ambientale hanno osservato una sempre maggiore concentrazione di farmaci nelle acque marine, superficiali e sotterranee. Le sostanze farmaceutiche che su di noi hanno effetti positivi, possono avere però causare scompensi e cambiamenti una volta in ambiente.
Il punto di partenza
Il punto di origine dei residui medici sono molti, alcuni facilmente intuibili: ospedali, cliniche veterinarie, cliniche private, case di riposo, dove accidentalmente o consapevolmente molti composti finiscono nelle acque di scolo. Anche noi nelle nostre case siamo, però, produttori di rifiuti farmaceutici che spesso arrivano alle acque di scolo passando attraverso il corpo umano. Gli antiinfiammatori, gli ormoni, gli antibiotici che spesso ci vengono prescritti una volta passati attraverso il copro possono essere eliminati all’esterno. Inconsapevolmente partecipiamo all’inquinamento generale delle acque.
Tutto ciò viene poi convogliato ai depuratori, dove ci si aspetterebbe che questi composti vengano eliminati. Tuttavia le odierne tecnologie non sono state sviluppate per trattenere ed eliminare queste eccedenze. I depuratori utilizzano rimedi biologici e fisici per filtrare l’acqua reflua. Grazie a coagulazione, flocculazione e sedimentazione si separa la parte solida da quella liquida. Con l’ausilio di particolari fanghi, che presentano microrganismi aerobici si ha la depurazione biologica che non sempre riesce però a eliminare i residui chimico-farmaceutici presenti nei reflui cittadini.
L’acqua quindi raggiunge laghi, fiumi o il mare. Qui la concentrazione di medicinali, ridotta rispetto all’inizio, è ancora sufficiente a causare gravi danni agli animali. Le zone costiere sono generalmente le più colpite. Sia a causa della circolazione delle correnti che non sempre aiuta a disperdere i residui farmaceutici, sia perché lungo le coste vive il 42% della popolazione mondiale. Questi due fattori sottopongono ad un notevole stress le specie marine che abitano in aree costiere.
Gli effetti
Non tutti i residui farmaceutici in acqua hanno gli stessi effetti, le variabili sono moltissime: concentrazione del medicinale, specie su cui agiscono, sensibilità del singolo animale… Sono molti li studi che cercano di capire quanto specie diverse siano affette da questo grave problema.
Alcune ricerche si sono concentrate sugli effetti causati dagli antidepressivi, che soprattutto negli Stati Uniti. Questi sono tra i farmaci più diffusi nelle acque costiere e influenzano grandemente il comportamento degli animali marini. La fluoxetina, più comunemente conosciuta come Prozac, è un farmaco molto noto e molto importante. Agisce aumentando la quantità di serotonina che serve a mantenere l’equilibrio psichico, ma non funziona unicamente sull’uomo ma ha anche molti effetti sui pesci. Alcuni test hanno dimostrato come organismi sottoposti al medicinale fossero meno attivi nella caccia in gruppo. Questo comportava una perdita di peso che riduce la fitness degli animali rendendoli maggiormente sensibili a malattie o eventi inattesi.
Il problema degli ormoni
Molti pesci si sono evoluti sviluppando la capacità di cambiare sesso autonomamente nel corso della loro vita. Questo cambiamento può essere dovuto a vari fattori: l’età, le dimensioni o fattori ambientali, ad esempio la Cernia bruna (Epinephelus marginatus) cambia sesso raggiunti i 10-12 anni e 7/8 kg di peso. Tutto ciò avviene naturalmente, ma il sempre maggior utilizzo di medicinali e ormoni sta portando scompiglio tra le popolazioni marine.
La presenza di ormoni o composti chimici sta causando modificazioni nell’apparato genitale di molte specie. Analizzando comunità di pesci in tutto il mondo si è osservata la presenza di cellule uovo femminili nei testicoli di pesci maschi. Questo ha portato a definire questi organismi come: intersessuali. Si tratta di un evento anormale, che può portare a notevole problematiche all’interno delle comunità. Per quanto come detto prima molte specie di pesci siano ermafroditi, l’intersessualità si è osservata in animali che non lo sono. Gli effetti sull’organismo variano notevolmente ma nei casi peggiori possono portare l’individuo alla sterilità.
Uno dei composti chimici più dannosi sembra essere l’etinilestradiolo, utilizzato comunemente nei farmaci contraccettivi. Questo interferisce con il corretto sviluppo dell’organismo e causa la formazione di animali intersessuali. Un secondo composto utilizzato nei medicinali contraccettivi è il geostedene. Questo agisce sul comportamento di alcune specie di pesci; in alcuni studi, si è osservato che maschi e femmine sottoposti alla presenza di quest’ormone abbiano totalmente cambiato comportamento. I maschi sono diventati maggiormente aggressivi, perdendo interesse per il corteggiamento. Mentre le femmine hanno mostrato un’atteggiamento meno propenso all’accoppiamento.
Gli effetti per l’uomo
Come abbiamo già più volte visto quello che l’uomo fa alla natura ritorna poi sempre all’uomo, queste sostanze medicinali infatti possono tornare all’uomo sia tramite il pesce che mangiamo, attraverso la biomagnificazione, sia semplicemente attraverso l’acqua che beviamo. Sia il mare che molti fiumi presentano elevate concentrazioni di questi inquinanti, e dovrebbero essere questi ultimi a preoccuparci dato che sono le fonti principali di acqua che utilizziamo.
È difficile prevedere quali effetti si avranno, alcuni effetti potrebbero essere l’insorgere di allergie o, a causa dello sversamento di antibiotici, la nascita di ceppi batterici più resistenti che renderebbero difficile combattere le malattie.
Tecnologie per la rimozione
Si stanno sviluppando, fortunatamente, tecnologie maggiormente efficaci nella rimozione di queste sostanze così dannose.
Una delle proposte consiste nell’utilizzare l’ozono (O3), questo essendo un ossidante molto efficiente permette la rimozione di molti inquinanti organici. In questo modo molte sostanze verrebbero trasformate in maniera da disciogliersi facilmente in acqua. Sfortunatamente alcuni sottoprodotti che si formano risultano ulteriormente pericolosi per l’ambiente.
Un’altra tecnologia sfrutta gli ultrasuoni sia per eliminare sostanze inquinanti che agenti patogeni dalle acque reflue. Gli ultrasuoni infatti sono utilizzabili insieme alle tecniche di depurazione utilizzate normalmente, come il trattamenti fanghi. sottoponendo le acque reflue a questi trattamenti e aggiungendo alcuni catalizzatori si ottengono risultati notevoli e superiori ai metodi di depurazione oggi utilizzati. Gli svantaggi principali sono il grande utilizzo di energia per produrre ultrasuoni e un aumento generale della torbidità dell’acqua.
Fonti:
Rosa Urli. Nuove tecnologie per la rimozione dei prodotti farmaceutici nelle acque reflue. Authorea. May 24, 2021.
Paulina A. Bahamonde, Kelly R. Munkittrick, Christopher J. Martyniuk, Intersex in teleost fish: Are we distinguishing endocrine disruption from natural phenomena?, General and Comparative Endocrinology, Volume 192, 2013, Pages 25-35, ISSN 0016 6480, https://doi.org/10.1016/j.ygcen.2013.04.005.