No logo di Naomi Klein

Come anticipato nello scorso articolo, ho deciso di approfondire il capitalismo.
Già dalla metà dell’Ottocento si parlava di questo tema controverso e l’esempio più famoso è senz’altro Il Capitale (1867). L’opera di Marx presenta un resoconto sistematico della natura del capitalismo ed esplora i modi in cui i lavoratori venivano sfruttati da quel metodo di produzione. Leggendolo oggi, si potrebbe pensare che le condizioni disumane dell’epoca vittoriana sono ormai lontane e superate.

Tuttavia Naomi Klein dimostra che esse non sono affatto sparite, si sono solo trasferite lontano dal mondo occidentale e quindi dagli occhi del consumatore.

A una ventina d’anni dalla sua uscita, No logo resta il libro più importante e famoso della giornalista canadese che ha ormai pubblicato moltissimi libri su diversi argomenti legati al capitalismo e alla crisi climatica. Quest’opera divenne immediatamente un cult per il movimento no-global, perché uscì un mese dopo gli scontri di Seattle del 1999 ed era in linea con gli ideali dei manifestanti. Per approfondire questi avvenimenti consiglio il film Battle in Seattle di Stuart Townsend (Redwood Palms Pictures, 2007).

È importante evidenziare subito che Klein non è affatto contraria alla globalizzazione. Tuttavia ritiene che si debba sapere esattamente dove, come e da chi vengono prodotti i nostri beni di consumo.

no logo
Copertina del libro.

Esiste un omonimo cortometraggio uscito nel 2003 recuperabile su YouTube e allegato in fondo a questo articolo. Anche il libro si divide in quattro parti che mostrano i principali problemi derivati dalla politica di branding delle grandi aziende:

  • no space, non esistono più le fabbriche in loco e il marchio non vende più un prodotto ma uno stile di vita;
  • no choice, le multinazionali hanno completo monopolio sul mercato e il consumatore non ha più scelta;
  • no jobs, il settore manifatturiero si sposta nei paesi del terzo mondo e gli operai locali sono costretti a cercare lavori precari e con scarso compenso;
  • no logo, i movimenti che negli anni Novanta cominciavano a opporsi al consumismo statunitense e poi globale.

Il capitalismo al giorno d’oggi

Per fortuna e grazie a libri come No logo, lo sfruttamento capitalistico esercitato dalle multinazionali è ormai conosciuto. Dopo vari scandali alcune aziende sono anche state costrette ad ammettere i propri errori e a cambiare il metodo di produzione dei loro prodotti. Si pensi anche al disastro Rana Plaza e alle sue conseguenze mondiali. Tuttavia non dobbiamo compiere di nuovo l’errore di pensare che quelle condizioni disumane siano rimaste nel passato.

In un’intervista del 2019 per il Guardian, Naomi Klein si lamenta del fatto che, nonostante il mondo sia più globalizzato che mai, il consumatore medio è ancora molto disconnesso dalla realtà della produzione dei beni che utilizza. Questo è dovuto, secondo lei, alla quantità eccessiva di informazioni che riceviamo online, per cui siamo interessati a una causa solo per 5 secondi. Inoltre negli anni Duemila si poteva ancora scegliere di non mangiare da McDonald’s o non comprare le scarpe della Nike, ad esempio. Al contrario oggi è quasi impossibile o molto difficile non usare i prodotti delle grandi “tech corporations”. Basti pensare ad aziende come Google, Facebook, Amazon, Apple o Microsoft, che per di più conoscono perfettamente i gusti e le abitudini dei loro consumatori.

Per concludere con un po’ di ottimismo, bisogna ammettere che alcuni cambiamenti stanno avvenendo. Bill Gates è ormai considerato un filantropo e persino Jeff Bezos ha creato un fondo per tutelare l’ambiente dalla crisi climatica, nonostante la sua azienda sia al centro di numerosi scandali. Credo che l’insegnamento di No logo non sia solo quello di consumare più eticamente i prodotti, ma soprattutto quello di chiedere alle aziende, in quanto loro consumatori, di fare per prime la scelta più etica ed ecologica.

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Yoga è stata pescata accidentalmente da un peschereccio a strascico davanti alla costa di Cesenatico. Attualmente sta svolgendo il processo di riabilitazione in vasca presso le strutture di Cestha e nei prossimi giorni svolgerà gli accertamenti veterinari. Ancora non ha iniziato ad alimentarsi, si deve ancora abituare alla sua vasca.

The Black Bag ha deciso di battezzarla con il nome Yoga - dopo averla adottata - per ringraziare David e Gruppo Yoga Solidale Genova per aver contribuito, con una donazione, alla sua adozione.

Bellolampo viveva insieme al suo branco di cani liberi nella discarica di Palermo situata in Via stradale Bellolampo, dalla quale prende il nome.

Non sappiamo esattamente perché, ma il branco è stato catturato e portato nel canile municipale di Palermo, un luogo assolutamente inospitale, inadeguato e spaventoso per tutti i cani, ma soprattutto per i cani nati liberi che non hanno praticamente mai avuto contatti con l’uomo.

La data di nascita viene indicativamente riportata come l’1/12/2015 e l’ingresso nel canile di Palermo è avvenuto il 9/4/2016.
Bellolampo aveva solo 4 mesi quando è stato tolto dal suo territorio nativo e separato dai suoi fratelli per essere chiuso in un box sovraffollato.

Una volontaria del canile di Palermo segnalò a Buoncanile l’urgenza di trovare una sistemazione migliore per lui così riuscirono a farlo arrivare a Genova nell’ ottobre 2016 insieme ad un'altra cagnolina, Papillon.

Furono i primi cani del #buoncanileprogettopalermo.

Bellolampo ha subito manifestato una forte paura nei confronti delle persone e dell’ambiente, arrivando anche a mordere, mentre si è dimostrato da subito capace e desideroso di instaurare forti legami con gli altri cani.

Nel tempo ha imparato a fidarsi dei gestori del canile e piano piano ad aprirsi anche a pochi volontari selezionati.

Essendo un cane molto carino e anche di piccola taglia negli anni ha ricevuto diverse richieste di adozione, ma tutte incompatibili con il suo carattere diffidente e spaventato.

Una curiosità? Bellolampo ama gli equilibrismi! Gli piace saltare sui tavoli, le panche, le sedie, i muretti e proprio non resiste al fascino della carriola!!

Mix pittina dagli occhi magnetici... salvata da pesante maltrattamento. Viveva a Napoli legata alla ringhiera delle scale condominiali ad una corda cortissima.

Lei è un cane eccezionale, nata nel 2013. Entrata in canile nel 2014 si è subito distinta per le sue naturali doti olfattive: con lei abbiamo lavorato tantissimo sulla discriminazione olfattiva, fino a farle seguire delle vere e proprie piste di sangue finalizzate al ritrovamento di persone scomparse (attività fatte solo ai fini ludici).

Non va d’accordo con i suoi simili, per cui cerca una famiglia senza altri animali in casa, una famiglia dinamica , esperta e disposta ad un percorso conoscitivo.

Paco cerca casa! Si trova a Genova!

Paco è stato adottato da cucciolo con la superficialità di chi crede che un cucciolo sia un foglio bianco sul quale scrivere ciò che si vuole, e con la stessa superficialità è stato portato in canile perché dopo due anni era cresciuto con caratteristiche diverse da quelle di un peluche.

Paco è un cane affettuosissimo, curioso e dinamico, viene presentato a tutti i nuovi volontari del canile come uno tra i cani più equilibrati e gestibili anche per chi è alla prima esperienza.

Ama passeggiare a lungo, è già abituato a vivere in casa, viaggia volentieri in auto, è sempre alla ricerca di nuove avventure da fare in compagnia dei suoi amici, è molto bravo in città, non ha paura delle persone, né dei cani. Non ama i cani maschi, è invece molto bravo con le femmine. Non è compatibile con i gatti.

E’ un cane adulto oramai, è nato nel 2014, una taglia media (circa 20 kg), è un cane che sa gestire bene le emozioni, i suoi bisogni e i suoi spazi.

Paco ha bisogno di un'adozione responsabile, che non sottovaluti i segnali di stress che sa comunicare, soprattutto quando vuole riposare in cuccia senza essere disturbato.