Si stima che, ad oggi, esistano circa 8.7 milioni di specie animali, un numero a prima vista elevatissimo. Un numero che, però, ci stupisce ancora di più se pensiamo di averne finora classificati solo 1.6 milioni! Tra questi, quasi due milioni sono perlopiù animali molto piccoli, come insetti e batteri, che rappresentano la maggioranza delle specie scoperte. Per tale motivo, identificare una nuova specie di una balena può essere qualcosa di sorprendente.
La balena di Rice

La nuova specie recentemente scoperta nel golfo del Messico è stata chiamata Balena di Rice, in onore del suo scopritore Dale W. Rice. Inizialmente, era stata erroneamente identificata come facente parte una subpopolazione della balena di Bryde. Quest’ultima è una specie con una distribuzione piuttosto ampia, presente in tutto il Pianeta e, fortunatamente, non in pericolo di estinzione. Tuttavia, alcune osservazioni hanno spinto Rice e il suo gruppo di ricerca a focalizzarsi su alcuni esemplari presenti nel golfo del Messico.
Nel 2019, in un fortunato evento, venne ritrovato un esemplare adulto spiaggiato lungo le coste della Florida. Quest’occasione, unica per i ricercatori, permise loro di studiare le caratteristiche fisiche degli esemplari della subpopolazione e di avere accesso al materiale genetico dell’animale.
Grazie a un confronto del materiale genetico e della struttura dello scheletro, si è scoperta la presenza di questa nuova specie, di cui ancora oggi, si conoscono poco le abitudini. Ad esempio, sembra che, a differenza della balena di Bryde, predatrice di pesci nelle zone superficiali, la balena di Rice preferisca scendere in profondità, rendendo di fatto difficile scoprire quale sia la sua principale fonte di sostentamento.
Come già menzionato, scoprire una specie di grandi dimensioni è un evento piuttosto raro, sebbene molte zone del Pianeta siano largamente inesplorate! La foresta amazzonica, ad esempio, è una delle aree con la biodiversità più ampia presenti sulla superficie terrestre e ogni nuova esplorazione del suo territorio porta a scoprire nuovi insetti. Questo accade anche durante quasi tutte le esplorazioni oceanografiche: nei più profondi abissi si nascondono specie completamente sconosciute che non attendono altro che di essere scovate e identificate.
Le difficoltà nella scoperta delle specie
Dunque, esistono ancora circa 7 milioni di specie da scoprire. Eppure, la frequenza con la quale vengono classificate si è notevolmente ridotta. Questo può essere ricondotto principalmente a tre fattori:
- Un’oggettiva difficoltà a raggiungere alcune zone del Pianeta, dove potrebbero essere presenti forme di vita ancora a noi sconosciute.
- Una carenza di strumenti per riconoscere questi organismi.
- La definizione stessa di specie.
Per svolgere alcuni tipi di ricerche, alle volte, serve anche un pizzico di fortuna, trovare l’organismo da analizzare e non basarsi solo su semplici osservazioni. La balena di Rice ci insegna, per esempio, che quella che eravamo convinti essere una singola specie, siano invece due differenti forme.
Fino a quando l’analisi del DNA non è diventata economica e di uso comune, molte specie, soprattutto batteriche, sfuggivano alle nostre ricerche. Ad esempio, diversi batteri e virus che vivono nell’acqua marina non sono coltivabili in laboratorio: quindi, fino all’avvento dello strumento adatto, erano praticamente sconosciuti.
Infine, definire il concetto di specie non è semplice. La classica definizione “complesso di organismi tra loro interfecondi e in grado di dare origine a prole feconda” non è completa, né esaustiva. Il Pianeta, e tutti gli organismi che lo popolano, sono in costante mutamento. Per quanto questi mutamenti avvengano in tempi lunghissimi, una nuova specie potrebbe apparire in ogni momento ed in ogni luogo del nostro Pianeta.
Perdersi le specie
Il lavoro di scoprire e definire una nuova specie non è affatto semplice e lasciarsene sfuggire o perderne una non è così improbabile. Tornando alla nostra balena di Rice, in origine definita come balena di Bryde, possiamo dire che in un primo momento ce la siamo persa. Anzi, rischiamo ancora di perderla. Infatti, la balena di Rice conta una popolazione estremamente piccola, poche centinaia di esemplari. Ma come mai così pochi? La causa è, come spesso accade, da addurre all’uomo e alle sue azioni sull’ambiente.
Si tratta però di un esempio tra i molti che si possono fare, siamo stati fortunati a poterla classificare in tempo. Tuttavia, non accade spesso. Ad oggi, le specie in pericolo sono molte e si stima che una specie si estingua circa ogni cinque minuti. Quante di queste devono essere ancora riconosciute e descritte?
L’estinzione di una specie è un evento naturale, accade da quando la vita stessa è nata sul nostro Pianeta. Quello su cui però dobbiamo soffermarci non è l’evento in sé, ma la frequenza con cui avviene. Infatti, i cambiamenti climatici innescati dalle attività antropiche hanno reso più frequente l’estinzione di alcune specie, rendendo di fatto impossibile identificare in tempo numerose meraviglie del nostro Pianeta.
La Lista Rossa della IUCN
Lista Rossa della IUCN è un elenco completo delle specie ad oggi note che abitano il nostro Pianeta, in cui è anche indicato il rischio di estinzione che corrono. Le classi oggi più in pericolo sono anfibi e mammiferi, come mostra la tabella qui sotto.
Gli anfibi sono gli organismi con il maggior numero di specie a rischio, dovuto a molteplici fattori: l’inquinamento, lo sviluppo di malattie che attacca la loro pelle particolarmente sensibile, la riduzione degli habitat e l’intervento umano.
Al secondo posto troviamo, appunto, i mammiferi. Similmente a quanto accade agli anfibi, la riduzione dei loro habitat e gli interessi economici sono i fattori che aumentano il rischio di estinzione di alcune specie.

Questi dati sono calcolati sulle specie conosciute ad oggi. Tuttavia, come ci ha anche dimostrato la balena di Rice, abbiamo ancora moltissime specie da scoprire! Determinare quali e quante siano a rischio estinzione è un lavoro impegnativo.
Un cambiamento di rotta è possibile e permetterebbe di salvare e scoprire un numero esorbitante di specie. Si rende tuttavia necessaria la massima collaborazione tra tutte le nazioni per riuscire in questa ardua impresa.