La pianta multiuso – Prima parte

Come promesso nello scorso articolo del ciclo “Canapa Revolution”, continuo la mia ricerca su questa pianta dalle proprietà straordinarie, scoperte dopo la lettura dell’omonimo libro di Chiara Spadaro, edito da Altreconomia, che non so come altro consigliarvi. Leggetelo.

Si dice che la canapa sia una pianta multiuso perché ogni sua parte può essere trasformata in qualcos’altro. Questa sarà la prima parte di un percorso in cui attraverseremo la canapa dal basso verso l’alto esaminando le sue sezioni più produttive. In generale ad oggi si usano più che altro lo stelo, le foglie, i semi e i fiori.
Una piccola precisazione prima di iniziare. A seconda del prodotto che si vuole ottenere bisogna piantare una varietà di canapa diversa o utilizzare una procedura di coltivazione diversa. Esiste ad esempio la cosiddetta canapa “da tiglio”, destinata soprattutto alla produzione tessile, oppure quella “da seme”, per la produzione industriale di semi e olio. Ma tutto questo lo approfondiremo nell’articolo sulla coltivazione della canapa.

Disegno di canapa del 512 d.C.
Disegno di pianta di canapa del 512 d.C. (Canapa Revolution, p. 63)

Lo stelo: canapulo e tiglio

Lo stelo della canapa contiene il tiglio e il canapulo che vengono divisi attraverso la gramolatura, un processo che consiste nella compressione degli steli per separare la parte fibrosa da quella lignea. Il canapulo, detto anche “legno di canapa”, è il nucleo interno. La sua caratteristica principale è la straordinaria capacità di assorbire i liquidi, fino a raggiungere circa cinque volte il suo peso iniziale. Inoltre è ricco di silice, il ché lo rende importantissimo nella bioedilizia, perché abbinato alla calce può diventare un ottimo materiale di costruzione. Questo aspetto però lo approfondiremo in un prossimo articolo. Il tiglio invece è la parte fibrosa dello stelo da cui si ricava infatti la fibra tessile, tramite macerazione, battitura e pulitura.

La canapa tessile

Come abbiamo già scritto nell’articolo sul contesto storico, per anni l’Italia produceva la migliore qualità di canapa al mondo ed era tra le prime esportatrici nell’industria tessile proprio per questo. Il duro lavoro dietro alla produzione di tali meraviglie artigianali si può vedere in alcuni video degli archivi dell’Istituto Luce. Purtroppo però fu proprio la complessa lavorazione manuale e l’assenza di investimenti in macchinari più efficaci che condannò la canapa alla sconfitta di fronte ai derivati del petrolio e all’arrivo di nuove colture come quella del cotone. Ancora oggi, il nostro paese deve importare dall’estero la maggior parte dei tessuti in canapa, soprattutto dalla Cina e dall’est Europa, mentre esistono ancora poche realtà italiane produttrici.

Nonostante le fibre sintetiche siano più economiche da lavorare, la canapa è decisamente più ecologica. A parità di produzione (1 kg), il cotone ha bisogno del triplo dell’acqua (1500 contro 500 litri) e il doppio della terra. Inoltro Coltivando la canapa per uso tessile si ottiene un prodotto 4 volte più resistente, avendo un impatto sull’ambiente drasticamente minore. I tessuti di canapa sono di alta qualità, 4 volte più resistenti del cotone e hanno un’elevata capacità termoisolante e traspirante, che li rende caldi d’inverno e freschi d’estate, anche perché riflettono i raggi ultravioletti fino al 95% e assorbono l’umidità del corpo. Non conducono energia elettrica, sono anallergici e antisettici, non assorbono odori e hanno proprietà antibatteriche e antifungine. Insomma, perché non ci vestiamo più con questa meravigliosa pianta multiuso?

Dove la trovo? Ci sono moltissimi artigiani che continuano faticosamente a tenere in piedi la filiera tessile della canapa italiana. Nel libro ci sono davvero un’infinità di esempi, ma ne riporto due che mi hanno colpita particolarmente. AMBLEKODI crea artigianalmente biancheria d’arredo e accessori in fibra di pura canapa, e per i capi colorati vengono utilizzate tinture di origine naturale e a base d’acqua. Invece Risorse Future produce calzature vegane, ma anche borse, cinture e altri accessori bellissimi.

“Venere Canapa” di Risorse Future.

La fibra tecnica e la bioplastica

Avevamo già parlato della mitica Hemp Body Car di Henry Ford, costruita completamente in canapa. La sua fibra resistente viene tuttora applicata nel campo dell’ingegneria meccanica, soprattutto per la produzione di telai, perché rende le auto più leggere e prestanti.
Inoltre la fibra tecnica sostituisce anche la vetroresina, l’alluminio e i materiali plastici tradizionali, quindi le possibilità di produzione ecosostenibile sono infinite. Esistono già diverse bioplastiche, in cui la cellulosa e le fibre di canapa arrivano a costituire dal 50% al 100% del materiale. Anche in questo caso la Cina è tra i più grandi produttori e lì si realizzano già oggetti di uso quotidiano, dalle custodie dei cellulari agli occhiali ai giocattoli.

Dove la trovo? Tornando in Italia, Kanèsis è una startup siciliana che ha brevettato la HempBioPlastic (HBP), una bioplastica derivata dallo scarto della prima trasformazione della canapa industriale. In particolare, sta producendo un filamento per stampanti 3D totalmente compostabile.

La carta di canapa

Dalla fibra si possono ricavare quindi corde, tele, sacchi, tessuti, ma anche la cellulosa e la polpa per creare la carta. È raro però che venga prodotta al 100% di polpa di canapa, che viene più spesso mescolata ad altre materie prime.
Rispetto alla carta prodotta dagli alberi, la nostra pianta multiuso garantisce un’altissima produttività: un ettaro di canapa  produce in pochi mesi la stessa cellulosa che viene prodotta in diversi anni da 4 ettari di foresta. Inoltre il legno degli alberi richiede un lungo e complicato processo per diventare pasta per la carta, con l’uso di acidi e solventi. Al contrario lo stelo della canapa ha una bassissima percentuale di lignina.

Dove la trovo? Il primo laboratorio artigianale in Italia si chiama CanapaCruda ed è nato a Fabriano. Invece a livello industriale l’azienda Raggio Verde realizza shopper in carta, blocchi per scrivere, tovagliette e quaderni in canapa.

Biglietto di invito realizzato in canapa da Raggio Verde.

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Yoga è stata pescata accidentalmente da un peschereccio a strascico davanti alla costa di Cesenatico. Attualmente sta svolgendo il processo di riabilitazione in vasca presso le strutture di Cestha e nei prossimi giorni svolgerà gli accertamenti veterinari. Ancora non ha iniziato ad alimentarsi, si deve ancora abituare alla sua vasca.

The Black Bag ha deciso di battezzarla con il nome Yoga - dopo averla adottata - per ringraziare David e Gruppo Yoga Solidale Genova per aver contribuito, con una donazione, alla sua adozione.

Bellolampo viveva insieme al suo branco di cani liberi nella discarica di Palermo situata in Via stradale Bellolampo, dalla quale prende il nome.

Non sappiamo esattamente perché, ma il branco è stato catturato e portato nel canile municipale di Palermo, un luogo assolutamente inospitale, inadeguato e spaventoso per tutti i cani, ma soprattutto per i cani nati liberi che non hanno praticamente mai avuto contatti con l’uomo.

La data di nascita viene indicativamente riportata come l’1/12/2015 e l’ingresso nel canile di Palermo è avvenuto il 9/4/2016.
Bellolampo aveva solo 4 mesi quando è stato tolto dal suo territorio nativo e separato dai suoi fratelli per essere chiuso in un box sovraffollato.

Una volontaria del canile di Palermo segnalò a Buoncanile l’urgenza di trovare una sistemazione migliore per lui così riuscirono a farlo arrivare a Genova nell’ ottobre 2016 insieme ad un'altra cagnolina, Papillon.

Furono i primi cani del #buoncanileprogettopalermo.

Bellolampo ha subito manifestato una forte paura nei confronti delle persone e dell’ambiente, arrivando anche a mordere, mentre si è dimostrato da subito capace e desideroso di instaurare forti legami con gli altri cani.

Nel tempo ha imparato a fidarsi dei gestori del canile e piano piano ad aprirsi anche a pochi volontari selezionati.

Essendo un cane molto carino e anche di piccola taglia negli anni ha ricevuto diverse richieste di adozione, ma tutte incompatibili con il suo carattere diffidente e spaventato.

Una curiosità? Bellolampo ama gli equilibrismi! Gli piace saltare sui tavoli, le panche, le sedie, i muretti e proprio non resiste al fascino della carriola!!

Mix pittina dagli occhi magnetici... salvata da pesante maltrattamento. Viveva a Napoli legata alla ringhiera delle scale condominiali ad una corda cortissima.

Lei è un cane eccezionale, nata nel 2013. Entrata in canile nel 2014 si è subito distinta per le sue naturali doti olfattive: con lei abbiamo lavorato tantissimo sulla discriminazione olfattiva, fino a farle seguire delle vere e proprie piste di sangue finalizzate al ritrovamento di persone scomparse (attività fatte solo ai fini ludici).

Non va d’accordo con i suoi simili, per cui cerca una famiglia senza altri animali in casa, una famiglia dinamica , esperta e disposta ad un percorso conoscitivo.

Paco cerca casa! Si trova a Genova!

Paco è stato adottato da cucciolo con la superficialità di chi crede che un cucciolo sia un foglio bianco sul quale scrivere ciò che si vuole, e con la stessa superficialità è stato portato in canile perché dopo due anni era cresciuto con caratteristiche diverse da quelle di un peluche.

Paco è un cane affettuosissimo, curioso e dinamico, viene presentato a tutti i nuovi volontari del canile come uno tra i cani più equilibrati e gestibili anche per chi è alla prima esperienza.

Ama passeggiare a lungo, è già abituato a vivere in casa, viaggia volentieri in auto, è sempre alla ricerca di nuove avventure da fare in compagnia dei suoi amici, è molto bravo in città, non ha paura delle persone, né dei cani. Non ama i cani maschi, è invece molto bravo con le femmine. Non è compatibile con i gatti.

E’ un cane adulto oramai, è nato nel 2014, una taglia media (circa 20 kg), è un cane che sa gestire bene le emozioni, i suoi bisogni e i suoi spazi.

Paco ha bisogno di un'adozione responsabile, che non sottovaluti i segnali di stress che sa comunicare, soprattutto quando vuole riposare in cuccia senza essere disturbato.