Si dice che la lotta all’inquinamento inizi all’interno delle mura di casa e dalle piccole sane abitudini. Nulla di più vero: ognuno di noi produce in media 500 kg di rifiuti ogni anno, perciò partire dalla raccolta differenziata è fondamentale.
Avere la costanza di svolgerla nel modo corretto ha infiniti vantaggi per il pianeta e non solo: fa bene anche a noi. Permette infatti di avere città più pulite e terreni circostanti liberi da discariche (che, se gli altri metodi di smaltimento funzionano, diventano pressoché inutili); inoltre, i rifiuti sintetici che non si adattano alla trasformazione causano degrado ambientale, mentre un prodotto nato dagli scarti altrui è sostenibile.
La raccolta differenziata
La raccolta differenziata, è vero, richiede attenzione e precisione, ma è con grande orgoglio che possiamo dire, oggi, di essere uno degli stati più obbedienti in tal senso: la percentuale dei rifiuti differenziati ammonta al 55,5% del totale della spazzatura italiana (+6% rispetto al 2016). Secondo i dati INSPRA, più della metà dei comuni italiani è attrezzato per il corretto svolgimento della raccolta differenziata, e la regione più virtuosa è il Veneto.

Ma cosa succede dopo che mettiamo carta e plastica in due sacchetti diversi? E soprattutto, come si fa correttamente? Cosa succede se sbagliamo? Cerchiamo di risolvere i dubbi più comuni.
Premessa: la gestione dei rifiuti urbani è articolata tra competenze stratificate. La funzione di pianificazione spetta proprio alle Regioni, e spesso le regole cambiano addirittura da Comune a Comune.
Ci sono però delle direttive generali da seguire. Per quelli che si avvicinano al sistema della differenziata per la prima volta, ecco alcune regole da non dimenticare mai.
Mini guida alla raccolta differenziata
- Spesso e volentieri, le confezioni dei prodotti riportano l’indicazione corretta del materiale di cui sono formati. Questi sono i primi veri aiutanti: anche se le regole spesso cambiano a seconda della zona, questi loghi sono univoci. Per esempio: il nastro di Moebius (logo internazionale per eccellenza della differenziata) è utilizzato per indicare imballaggi di carta e cartone (o, in generale, prodotti riciclabili). La sua versione alternativa, nera e con un numero al centro (da 1 a 6), indica invece un rifiuto plastico: se il numero indicato è 7, quel prodotto non è riciclabile.
- In caso di prodotti sporchi: se puoi lavarlo, lavalo, altrimenti si butta. Se si segue questa logica, è chiaro che: i fazzoletti usati e i cartoni unti delle pizze, non potendo essere lavati, andranno a finire nell’indifferenziata, mentre (per esempio) il contenitore di alluminio usato per cuocere la lasagna potrà finire nella raccolta differenziata solo dopo essere stato debitamente scrostato.
- Capitolo olio: ancora oggi si assiste spesso alla dispersione dell’olio nelle tubature di casa, per esempio nel lavandino o nel water. Questo comportamento non solo è profondamente sbagliato per l’ambiente, ma costituisce anche un illecito: l’olio esausto, oltre a poter danneggiare le tubature, non è né biodegradabile né organico e, per di più, rischia di rendere l’acqua non potabile. Le famiglie italiane dovrebbero quindi “raccogliere” l’olio che utilizzano in appositi contenitori, da portare poi nelle isole ecologiche di cui tutte le città sono dotate. Ecco alcuni esempi:
Savona: http://www.riciclolio-life.it/files/Riciclolio_punti_raccolta_SAVONA.pdf
Genova: https://www.amiu.genova.it/servizi/raccolta-differenziata/olio-alimentare/
Milano: https://www.amsa.it/cittadini/milano/raccolta-oli-esausti
Torino: http://www.comune.torino.it/circ2/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1914
Roma: https://www.amaroma.it/raccolta-differenziata/4210-centri-di-raccolta.html
- Lo stesso discorso vale per i c.d. “prodotti speciali” come pile scariche, mobili, cartucce delle stampanti, farmaci scaduti e pneumatici. Non possono essere smaltiti dai privati in modo autonomo, ma in specifici luoghi di raccolta.
- RAEE: cosa sono? Parliamo di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche: una fotocopiatrice, un frigo o ancora una vecchia tv. Sono tutti prodotti che contengono sostanze pericolosissime se disperse nell’ambiente. Per esempio, il piombo è contenuto nelle batterie e nelle saldature degli apparecchi e se disperso nell’ambiente causa effetti tossici cronici a piante, animali e microrganismi. Oppure, il mercurio è presente in termostati, interruttori ed apparecchiature mediche, e la sua dispersione causa danni soprattutto all’uomo). Questi oggetti però sono anche ricchi di materiali utili e recuperabili per usi successivi, e, proprio nel 2018, è entrata in vigore l’Open Scope, un’estensione della normativa RAEE. Essa ha incluso nuovi prodotti prima non considerati, come elettrodomestici di piccola e media dimensione, schermi, sorgenti luminose, ed anche una semplicissima chiavetta USB: per questo motivo è importantissimo seguire le regole ed evitare di lasciare prodotti così delicati accanto ai cassonetti. Ne abbiamo parlato anche in un altro articolo.
- Attenzione alla differenza tra umido e indifferenziato, che a volte vengono confusi. L’umido infatti comprende tutti quei rifiuti casalinghi di natura organica: la buccia della frutta, il fondo del caffè o del tè (fare attenzione ai filtri), cenere, foglie, fiori, resti di carne come grasso o ossa, gusci d’uovo, latticini, ecc.. Se raccolti correttamente, i rifiuti organici rappresentano una risorsa incredibile: possono infatti diventare compost da utilizzare nei campi al posto dei fertilizzanti chimici, riducendo l’inquinamento.
- Quando non si sa, meglio non improvvisare: poco più di un anno fa è nata app Junker, un’applicazione che rende semplicissima la raccolta differenziata, riconoscendo il prodotto tramite il codice a barre, e sfruttando la geolocalizzazione dell’utente per rispettare le regole del Comune in cui ci si trova.
Cosa succede dopo
Ora, parliamo brevemente della fase successiva: cosa succede dopo che “abbandoniamo” i nostri rifiuti correttamente divisi? Già nel lontano 2011 un servizio di Superquark ci portava nei retroscena dei centri di smistamento della plastica: oggi, 10 anni dopo, sicuramente il meccanismo si è evoluto grazie all’introduzione di macchinari sempre più all’avanguardia ma di base funziona sempre allo stesso modo.
I rifiuti, dopo essere stati raccolti (si, anche tutti dallo stesso camion), vengono portati nelle stazioni di trasferimento, dove vengono smistati e compattati, e solo dopo raggiungono gli stabilimenti dove avviene la vera e propria rigenerazione.
Mentre vetro e carta hanno un ciclo più breve, la plastica è la più complicata: tutti gli oggetti plastici, prendiamo ad esempio le bottiglie, sono diversi tra di loro per colore ma anche per i diversi polimeri di cui sono formati, e perciò non possono essere riciclati tutti insieme. Oggi, per risolvere questo problema, sono utilizzate delle onde elettromagnetiche in direzione dei materiali posti su un nastro trasportatore. Queste onde vengono riflesse in modo diverso dai singoli rifiuti, a seconda del materiale di cui sono costituiti; il macchinario rileva le differenze, e si occupa dello smistamento.
Conclusa questa fase, i rifiuti vengono immagazzinati e venduti alle aziende che si occuperanno di dar vita a prodotti nuovi.
Sempre in Veneto, tra l’altro, troviamo un’altra eccellenza in questo campo: a Vittorio Veneto si trova infatti l’impianto XTREME RENEW, in grado di produrre bottiglie di plastica in PET riciclato al 100%, in un unico ciclo di riscaldamento.
Come è evidente, i sistemi e i mezzi per fare un efficiente smaltimento dei rifiuti ci sono, ma tutto parte da noi: non è la plastica ad inquinare, ma la maleducazione di chi la disperde nell’ambiente.
E non è tutto: quando pensiamo “di aver fatto il nostro” con i sacchetti di carta, plastica e vetro ben divisi… beh, non è così. Per migliorare serve convinzione da parte di quelli che per primi si impegnano. Ci sarà sempre chi, a suon di “tanto finisce tutto insieme”, si lamenterà della raccolta differenziata e della sua inutilità: documentatevi per convincerli del contrario. Oppure mandategli questo articolo.