Le salviette umidificate gettate nel gabinetto finiscono per intasare fogne e bloccare interi impianti di depurazione. Nella maggior parte dei casi le salviette si uniscono ad olii e grassi provenienti dalle cucine, per formare vere e proprie muraglie che intasano e danneggiano le tubazioni delle fogne. Il fenomeno è chiamato ‘fatberg’.
Nel Regno Unito il problema ha raggiunto un livello critico. Nell’arco del 2020 il 93% delle otturazioni alle fogne sono state causate da accumuli di salviette umidificate. Negli Stati Uniti molte città hanno registrato un aumento da 2 a 16 intasamenti al mese.
Lo stesso accade in Australia dove le società che controllano le acque reflue stanno combattendo con questo problema da più di 10 anni.

L’esperimento
A The Black Bag abbiamo condotto un esperimento, seguendo una procedura il più scientifica possibile. Abbiamo sperimentato due tipologie di carta igienica di due spessori diversi, un foglio di Scottex e una salvietta umidificata. La procedura è molto semplice e può essere riprodotta anche a casa.
- Prendere dei vasetti e riempirli di acqua.
- Inserire nei vasetti le diverse tipologie di prodotti che si vogliono sperimentare.
- Agitare il vasetto per 5 secondi.
- Lasciare riposare per circa un’ora (si possono svolgere altre agitazioni durante l’attesa per facilitare lo sfaldamento dei prodotti).
Il risultato dovrebbe rappresentare con accuratezza quanto effettivamente il prodotto si decomponi. Il nostro esperimento, nella figura sottostante, dimostra che nell’arco dell’ora solo la carta igienica si è sfranta, mentre lo Scottex e la salvietta sono rimasti inalterati. Si nota inoltre che la carta igienica n°1 (la più fine) si è sfranta meglio.

L’esperimento dimostra che gettare la salvietta o anche lo Scottex può provocare danni alle tubazioni delle acque reflue, poiché non si decompongono in tempo. Al momento non ci sono controlli sulla facilità di decomposizione. Infatti molti promuovono i loro prodotti (es. salviette umidificate per WC) come ‘lavabili’, senza aver effettuato controlli adeguati per giudicarli tali.
Cosa distingue la carta igienica dalle salviette?
Ciò che rende le salviette difficili a dissolversi sono i materiali utilizzati per fabbricarle nelle prime fasi di produzione. A differenza della carta igienica, vengono aggiunte cellulosa, colle e plastiche che rendono la salvietta difficile da strappare, creando tessuti non tessuti di poliestere e polipropilene. La cellulosa infatti è relativamente resistente alla tensione ma una volta bagnata si frantuma. Insomma è proprio il meccanismo di fabbricazione a rendere le salviette difficili a sfaldarsi. Lo stesso accade in altri prodotti per l’igiene intima, incluso lo Scottex.
Perché esistono le salviette?
Nei primi anni 2000 le società che producevano carta igienica non erano soddisfatte delle vendite, così introdussero le salviette umidificate. Iniziarono una campagna pubblicitaria (come in questi video di Cottonelle e Lysol) per convincere i consumatori a comprarle. Nel 2005 aziende come Kimberly-Clark e Procter & Gamble iniziarono a commercializzarle come un alternativa di lusso alla carta igienica. Nell’arco degli anni sono diventate comuni nei bagni dei ristoranti, nelle stazioni di servizio, negli studi medici e in altri luoghi di pubblica utilità, fino ad arrivare anche nelle case. Oggi, grazie allo sforzo pubblicitario, le salviette sono in cima alla classifica dei prodotti per l’igiene intima.
Cosa accade negli impianti e nelle fogne?
Alla fine chi deve occuparsi del problema sono gli impianti di depurazione delle acque reflue. Il loro lavoro normalmente consiste nel filtrare e riportare l’acqua allo stato iniziale. Questo però è stato ostacolato dagli intasamenti causati dalle salviette e da altri prodotti per l’igiene intima. Le salviette si attaccano alle superfici, rallentano e bloccano i processi di filtraggio. Gli impianti sono progettati per filtrare sostanze quasi del tutto liquide, materiali che non si disgregano pongono una minaccia. Il personale degli impianti è cosi costretto a intervenire per rimuovere i blocchi, gravando sui costi. Infatti molte amministrazioni comunali hanno dovuto aumentare considerevolmente la spesa per gli impianti a causa dei frequenti ingorghi. Il materiale che viene raccolto è poi portato in discarica, aumentando ancora di più sui costi di smaltimento.

In Italia il problema è meno frequente per due motivi. A Roma le fogne pur essendo vecchie e obsolete, sono molto grandi e permettono alle acque reflue di trasportare conglomerati più grandi. Inoltre molti sistemi casalinghi utilizzano dei pozzi che vengono ripuliti annualmente da un auto spurgo. Il secondo motivo è l’adozione del bidet. Questo permette la stessa igiene di una salvietta umidificata annullando lo scarto. È possibile infatti collegare l’utilizzo del bidet alle vendite di salviette umidificate. Nel Regno Unito, al contrario dell’Italia, con l’assenza del bidet le salviette hanno assunto un ruolo fondamentale.
La nuova direttiva Europea
Ai sensi dell’articolo 7 della direttiva (UE) 2019/904, le società produttrici di prodotti in plastica monouso devono marcare il prodotto con le modalità corrette di disposizione. Nel caso delle salviette e di altri prodotti per l’igiene, essi dovranno essere contrassegnati con il marchio sottostante. La marcatura dirà chiaramente se il prodotto è lavabile e se ha passato i vari controlli banditi dalla nuova direttiva.

Le salviette umidificate sono solo l’ultimo fronte di una battaglia contro le plastiche monouso e è grazie alla spinta di enti che salvaguardano l’ambiente che si sono ottenute trasformazioni radicali alla commercializzazione di questi prodotti. È importante quindi leggere le etichette per non causare problemi più gravi. Nel caso delle salviette è fondamentale non gettarle nel gabinetto.