Snowpiercer di Bong Joon-ho

Qualche mese fa ho scritto un articolo sul “nuovo” genere della climate fiction (cli-fi). Avevo già portato alcuni esempi, ma è arrivato il momento di analizzare uno dei suoi rappresentanti principali, Snowpiercer.
Bong Joon-ho ha deciso di basare il suo primo film americano sulla graphic novel francese del 1982 Le Transperceneige, ideata da Jacques Lob e Jean-Marc Rochette. Insieme a Kelly Masterson ha adattato moltissimo questa storia post-apocalittica, tenendo quasi solo il concetto centrale di un treno pieno di persone sopravvissute che viaggia a tutta velocità intorno alla Terra, un luogo ormai inabitabile.

Ho scelto di concentrarmi sul film del 2013, piuttosto che sulla graphic novel o sulla recentissima serie TV, perché riesce a spiegare in una sola e relativamente breve opera la correlazione tra capitalismo e crisi climatica. Questo è una verità che abbiamo trattato tante volte e che ormai è difficilmente contestabile – come ci spiega Naomi Klein in No Logo, è un dato di fatto.

Curtis e Nam in una scena di Snowpiercer.
Curtis e Nam in una scena del film.

Snowpiercer: un cult cli-fi

Non voglio certo spoilerarvi Snowpiercer se non l’avete ancora visto, ma parlerò di alcuni dettagli della trama funzionali a capire l’intento educativo del regista.

Questo è un film cli-fi particolarmente interessante, perché non si concentra sul disastro apocalittico che ha costretto le persone a viaggiare in eterno su un treno. Il culmine della crisi climatica è solo la premessa: a causa degli esseri umani, la Terra è inabitabile. Il fatto di concentrarsi sulla società in cui vivono i protagonisti rende questo film un cult, che purtroppo è ancora molto attuale.

Durante la visione si capisce che le persone più ricche nel mondo precedente alla catastrofe si sono potute permettere un biglietto migliore, quindi hanno avuto la possibilità di vivere in testa al treno, nella zona più lussuosa. Gli altri sono stati fatti salire lo stesso, ma devono vivere in coda e in una condizione di estrema povertà.

Questo evidenzia che il modello sociale è stato mantenuto anche quando c’è stata la necessità di convivere tutti insieme su un treno. Le persone hanno scelto di ripetere il sistema capitalista e di divisione in classi nonostante avessero la possibilità di ricominciare da capo. Qui Bong Joon-ho sta chiaramente facendo riferimento alla nostra società mondiale. Come disse in un’intervista, “viviamo tutti nello stesso paese, chiamato Capitalismo”.

Il messaggio di Snowpiercer: la crisi climatica è strettamente legata al capitalismo

Il fatto che Bong Joon-ho sia un ambientalista e un chiaro detrattore del sistema capitalistico è evidente anche dal suo secondo film americano, Okja (2017), di cui abbiamo già parlato. Tuttavia è in Snowpiercer che spiega alla perfezione il legame diretto tra capitalismo e crisi climatica.

Il fatto che non ci siano veramente vincitori e vinti in questa storia è importante. Il regista infatti non vuole far passare il messaggio che le persone ricche siano necessariamente più cattive di quelle povere – sarebbe troppo semplice. Il vero antagonista della storia è l’intero sistema sociale ed economico. Infatti in un’intervista ha proprio dichiarato che non sono gli esseri umani in sé a distruggere la natura, ma il capitalismo. La logica del consumismo, dello sfruttamento delle risorse fino al loro esaurimento, di una gerarchia sociale: questo sta uccidendo il nostro pianeta.

Non si può parlare di crisi climatica o di come risolverla, senza parlare di un cambiamento sistemico della società.

Spoilers

Per concludere, vorrei analizzare brevemente il personaggio che rappresenta il messaggio del regista. Nam è l’unico a essere interpretato da un attore coreano, Song Kang Ho, che è presente in quasi tutti i film di Bong Joon-ho. Un altro aspetto che lo distingue dagli altri è che non parla mai in inglese.

È l’unico a suggerire al protagonista che la soluzione non sia arrivare in testa al treno, uccidere Wilford e prendere il suo posto al potere. Anche perché questo non farebbe altro che perpetrare un sistema tirannico, cosa che accade spesso dopo le rivoluzioni. Consiglia quindi di provare a uscire dal treno (dal sistema capitalistico) e finalmente ricominciare davvero. Ma come sappiamo non viene ascoltato da Curtis che continuerà la sua impresa eroica.

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Yoga è stata pescata accidentalmente da un peschereccio a strascico davanti alla costa di Cesenatico. Attualmente sta svolgendo il processo di riabilitazione in vasca presso le strutture di Cestha e nei prossimi giorni svolgerà gli accertamenti veterinari. Ancora non ha iniziato ad alimentarsi, si deve ancora abituare alla sua vasca.

The Black Bag ha deciso di battezzarla con il nome Yoga - dopo averla adottata - per ringraziare David e Gruppo Yoga Solidale Genova per aver contribuito, con una donazione, alla sua adozione.

Bellolampo viveva insieme al suo branco di cani liberi nella discarica di Palermo situata in Via stradale Bellolampo, dalla quale prende il nome.

Non sappiamo esattamente perché, ma il branco è stato catturato e portato nel canile municipale di Palermo, un luogo assolutamente inospitale, inadeguato e spaventoso per tutti i cani, ma soprattutto per i cani nati liberi che non hanno praticamente mai avuto contatti con l’uomo.

La data di nascita viene indicativamente riportata come l’1/12/2015 e l’ingresso nel canile di Palermo è avvenuto il 9/4/2016.
Bellolampo aveva solo 4 mesi quando è stato tolto dal suo territorio nativo e separato dai suoi fratelli per essere chiuso in un box sovraffollato.

Una volontaria del canile di Palermo segnalò a Buoncanile l’urgenza di trovare una sistemazione migliore per lui così riuscirono a farlo arrivare a Genova nell’ ottobre 2016 insieme ad un'altra cagnolina, Papillon.

Furono i primi cani del #buoncanileprogettopalermo.

Bellolampo ha subito manifestato una forte paura nei confronti delle persone e dell’ambiente, arrivando anche a mordere, mentre si è dimostrato da subito capace e desideroso di instaurare forti legami con gli altri cani.

Nel tempo ha imparato a fidarsi dei gestori del canile e piano piano ad aprirsi anche a pochi volontari selezionati.

Essendo un cane molto carino e anche di piccola taglia negli anni ha ricevuto diverse richieste di adozione, ma tutte incompatibili con il suo carattere diffidente e spaventato.

Una curiosità? Bellolampo ama gli equilibrismi! Gli piace saltare sui tavoli, le panche, le sedie, i muretti e proprio non resiste al fascino della carriola!!

Mix pittina dagli occhi magnetici... salvata da pesante maltrattamento. Viveva a Napoli legata alla ringhiera delle scale condominiali ad una corda cortissima.

Lei è un cane eccezionale, nata nel 2013. Entrata in canile nel 2014 si è subito distinta per le sue naturali doti olfattive: con lei abbiamo lavorato tantissimo sulla discriminazione olfattiva, fino a farle seguire delle vere e proprie piste di sangue finalizzate al ritrovamento di persone scomparse (attività fatte solo ai fini ludici).

Non va d’accordo con i suoi simili, per cui cerca una famiglia senza altri animali in casa, una famiglia dinamica , esperta e disposta ad un percorso conoscitivo.

Paco cerca casa! Si trova a Genova!

Paco è stato adottato da cucciolo con la superficialità di chi crede che un cucciolo sia un foglio bianco sul quale scrivere ciò che si vuole, e con la stessa superficialità è stato portato in canile perché dopo due anni era cresciuto con caratteristiche diverse da quelle di un peluche.

Paco è un cane affettuosissimo, curioso e dinamico, viene presentato a tutti i nuovi volontari del canile come uno tra i cani più equilibrati e gestibili anche per chi è alla prima esperienza.

Ama passeggiare a lungo, è già abituato a vivere in casa, viaggia volentieri in auto, è sempre alla ricerca di nuove avventure da fare in compagnia dei suoi amici, è molto bravo in città, non ha paura delle persone, né dei cani. Non ama i cani maschi, è invece molto bravo con le femmine. Non è compatibile con i gatti.

E’ un cane adulto oramai, è nato nel 2014, una taglia media (circa 20 kg), è un cane che sa gestire bene le emozioni, i suoi bisogni e i suoi spazi.

Paco ha bisogno di un'adozione responsabile, che non sottovaluti i segnali di stress che sa comunicare, soprattutto quando vuole riposare in cuccia senza essere disturbato.