L’esempio di Milano e i suoi Hub di quartiere
Le città sono sempre più nel mirino di politiche volte alla salvaguardia dell’ambiente. Ponendosi come obiettivo la ridistribuzione delle risorse alimentari, oggi combattano lo spreco per favorire un’economia circolare.
La consapevolezza dello spreco alimentare per lo sviluppo sostenibile del pianeta è infatti uno dei principali punti presenti nell’ Agenda 2030 dell’ONU. L’obiettivo è quello di sensibilizzare tutte le potenze mondiali sull’importanza di garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo (punto 12), e di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi e sostenibili (punto 13).
Lo spreco alimentare in numeri
Recenti studi sostengono che le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 50% dal 1990, e in maniera più rapida dal 2000 al 2010. Come avevamo già affrontato nell’articolo Sostenibilità a tavola, queste emissioni svolgono un ruolo chiave nell’avanzamento del fenomeno del surriscaldamento globale. Il settore alimentare è infatti responsabile del 22% di produzione di gas serra. L’impatto ambientale di questo settore si verifica durante tutto il ciclo produttivo e fino alle scelte alimentari di ogni singolo consumatore. Ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di cibo prodotto, corrispondente a un terzo del totale e con un valore di circa mille miliardi di dollari, finisce nella spazzatura o va a male a causa di pratiche agricole o sistemi di trasporto inefficienti.

In questo scenario, sono proprio le città che affrontano le sfide più importanti per poter rimanere luoghi di lavoro e prosperità. Oggi infatti i centri urbani ospitano circa metà della popolazione mondiale, ovvero 3,5 miliardi di persone. Le maggiori strategie nel campo tendono a voler ridurre l’inquinamento e la povertà attraverso un’urbanizzazione sempre più inclusiva e sostenibile. Queste politiche sono basate su una collaborazione cittadina partecipata e integrata, come suggerito proprio dall’agenda ONU.
L’Earthshot Prize premia Milano
In Italia le tonnellate di cibo prodotte in eccedenza all’anno ammontano a circa 5,6 milioni. Il risultato sono 13 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2) di emissioni. In questo scenario, è Milano che si pone l’obiettivo di diventare un modello di economia circolare, non solo a livello nazionale. Il miglior riconoscimento al suo impegno è arrivato proprio nell’ottobre 2021, quando Milano è stata scelta tra tante realtà come vincitrice della prima edizione dell’Earthshot Prize.
La categoria in cui si è distinta è quella “costruire un mondo senza rifiuti”. Sono stati proprio i suoi Hub di quartiere contro lo spreco di cibo che hanno portato ancora una volta l’Italia sul tetto del mondo, all’evento organizzato dalla Royal Fundation dei Duchi di Cambridge a Londra. Milano attraverso il suo sindaco Beppe Sala, ha detto di essere “onorata e orgogliosa”. Questo riconoscimento apprezza così gli sforzi fatti per permettere alla città di diminuire gli sprechi e sostenere i cittadini più in difficoltà.

Gli Hub di quartiere
L’ ambizioso progetto nato nel 2017 grazie alla partnership tra Comune di Milano, Politecnico di Milano, Assolombarda, la Fondazione Cariplo e il Programma QuBì, è cresciuto negli anni. Sono stati aperti dal 2019 tre hub di quartiere a Isola (2019), Lambrate (2020) e al Gallaratese (2021), con l’obiettivo di aggiungerne presto un quarto a Corvetto. Il ruolo di questo progetto è quello di mettere in contatto i diversi attori del processo di produzione e distribuzione del prodotto alimentare. Gli hub verranno utilizzati come luoghi fisici volti al recupero delle eccedenze e alla loro ridistribuzione presso enti a favore del sostegno dei cittadini indigenti.

Il beneficio che se ne ricava, bilanciando chi ha troppo e chi invece ha troppo poco, è reso possibile grazie ad una rete di aziende e istituzioni. Per citarne alcuni, fanno parte del progetto marchi della grande distribuzione come Lidl, Esselunga, Carrefour, NaturaSi, Erbert, Coop, Il Gigante, Bennet, Penny Market. Number1 Logistic Group invece ha fornito i furgoni per il trasporto, e altre numerose onlus si sono occupate della redistribuzione. Tutto ciò rende possibile ogni giorno il recupero di circa 350 kg di cibo per ciascun hub, che all’anno si traducono in 260.000 pasti.
Alimentazione e povertà: un problema sociale
Il progetto di Milano risponde ad un problema sociale di povertà assoluta che sembra aumentare di anno in anno in Italia. Nel 2007/2008, all’inizio della crisi economica, la povertà assoluta rappresentava un 3,1% della popolazione, localizzata prevalentemente nelle regioni del Sud del paese. Nel 2020, e anche a causa del Covid-19, sono in povertà assoluta il 7,7% degli italiani, dati che coinvolgono sempre di più anche il Nord Italia. Dopo l’inversione di tendenza del 2019, che ridistribuiva le famiglie povere in quasi egual misura tra Nord (43,4%) e Sud (42,2%), ora sono le famiglie del Nord le più colpite da una rapida crescita di povertà assoluta.
Grazie alla collaborazione di Caritas e Banco Alimentare si è infatti individuato un incremento medio di persone che si sono rivolte ai loro servizi. In particolare, tra marzo e maggio 2020, è stato individuato un 34% in più di “nuovi poveri” che per la prima volta chiedevano questo tipo di supporto. Le ragioni, spesso legate a problematiche di perdita del lavoro e di fonti di reddito, hanno scosso tutto il paese.

Un futuro senza sprechi
Il progetto degli hub anti-spreco si colloca in un momento storico di emergenza e in una realtà vera e concreta. Il premio di 1 milione di sterline donato dalla Earthshot Prize sarà perciò investito per potenziare le reti territoriali già attive nel comune. Questo favorirà anche l’apertura di nuovi hub e lo sviluppo di ulteriori collaborazioni, garantendo una sostenibilità a lungo termine del progetto. Nella già consolidata Food Policy, ovvero la politica alimentare del comune lasciata in eredità da Expo 2015, si sono inserite molte altre iniziative. Ad esempio il Foody zero sprechi porta il modello degli hub anche all’Ortomercato di Milano, per recuperare insieme a numerosi partner come il Banco Alimentare, tonnellate di cibo fresco.
Le iniziative per un futuro sostenibile nel campo alimentare sono molteplici e in grande espansione. Tra queste c’è Too Good To Go a cui avevamo già dedicato un articolo in precedenza. Questa applicazione vuole combattere lo spreco dando la possibilità agli esercenti di vendere i prodotti invenduti a prezzi più bassi. E’ gia da anni presente in numerosissime città d’Italia e del mondo, aiutando a salvare moltissimi prodotti alimentari.
Orti urbani per un’agricoltura sostenibile
Molte città europee vogliono contribuire sempre di più ad uno sviluppo urbano sostenibile. Alcuni esempi arrivano da Bruxelles e Parigi dove start-up come Peas&Love stanno già da anni sperimentando orti urbani nei centri città. Che sia sui tetti dei supermercati o in aree abbandonate, l’obiettivo è quello di incrementare la produzione a km zero di prodotti agricoli. Allo stesso tempo, si vuole sensibilizzare i residenti, coinvolgendoli nella gestione dei terreni e rafforzando la coesione sociale del quartiere.

Un simile esempio italiano è presente anche a Milano dove il comune mette a disposizione appezzamenti di terreno coltivabili a scopo non commerciale e in via temporanea per i privati cittadini. Così si contribuisce ancora una volta a riqualificare aree urbane dismesse o degradate, favorendo la socialità e il prendersi cura della città da parte di tutti.
Nuovi modi di pensare le città
Da cittadinə riconosciamo che è sempre più necessario un impegno costante nella salvaguardia del nostro pianeta, partendo specialmente dalla riorganizzazione delle nostre città. Le buone pratiche sul cibo devono cominciare a tradursi in azioni concrete da parte di tutti gli attori della filiera dell’agro-alimentare. C’è ancora molto da fare, ma esempi come Milano ci rendono orgogliosə dei passi avanti fatti fino ad ora. In particolare, questo riconoscimento che premia il lavoro svolto a favore di un’economia circolare e senza sprechi, ci da fiducia per un futuro più equo, green e sostenibile. Ci piace pensare che come italianə amanti del buon cibo, questo premio ci possa ricordare di predercene cura non solo dentro ma anche fuori le nostre cucine.