Con quello di oggi inizia un ciclo di articoli in cui consiglio libri per bambinə. Però vorrei dire da subito che questo non significa che ragazzə e adultə non debbano leggerli. Per la maggior parte saranno classici, quindi completamente godibili a qualsiasi età. Un autore che ha sempre scritto favole e romanzi adatti a tuttə è sicuramente Luis Sepúlveda, l’autore del libro di oggi.
Sepúlveda era uno scrittore, giornalista e attivista cileno di fama internazionale, morto purtroppo quasi un anno fa a causa del Covid-19. Come affermava in un’intervista per Libreriamo, «uno pensa e scrive in funzione di tutto quello che fa nella sua vita e di quale è stata la sua partecipazione sociale». Quindi è importante raccontare, anche se brevemente, la vita dell’autore per comprendere meglio ciò che scrive.
Nato in Cile nel 1949, Sepúlveda si appassiona fin da piccolo ai romanzi d’avventura, come quelli di Cervantes e Melville. Cresciuto, entra nel Partito Socialista di Salvador Allende e con il colpo di stato di Pinochet viene arrestato e torturato. Grazie all’intervento di Amnesty International il suo ergastolo si trasforma in un esilio di otto anni. In questo lungo periodo gira l’America Latina operando per l’UNESCO e Greenpeace, accrescendo la sua convinzione che una migliore convivenza tra uomo e natura sia necessaria.
Già prima di diventare attivista infatti, Sepúlveda aveva una grande preoccupazione ambientalista, che lui stesso attribuisce alla sua patria. Il Cile dava sempre molta importanza al vivere in armonia con la natura.
Questa sensibilità ecologista è presente in quasi ogni suo libro.

Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa
In uno dei suoi libri più conosciuti, Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (Salani, 1996), aveva inserito una chiara condanna al petrolio. Ne aveva evidenziato la pericolosità per gli animali e la natura in generale. Ricordiamo tutti la terrificante morte di Kengah, rappresentata magistralmente nel film d’animazione italiano La gabbianella e il gatto (Cecchi Gori Group, 1998) di Enzo D’Alò – che potete recuperare o riguardare su Netflix.
Ma con la breve favola Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa (Guanda, 2018), Sepúlveda esaudisce il suo desiderio di far parlare la natura in prima persona. Infatti la narratrice di quasi tutto il libro è la balena del colore della luna. Inoltre si ricollega anche a uno dei suoi miti giovanili, perché la protagonista è il capodoglio Mocha Dick, che ha ispirato il famoso romanzo di Melville. Tuttavia la narrazione dell’imprendibile balena bianca è ben diversa da quella di Moby Dick. Infatti la popolazione Lafkenche, la Gente del Mare, è in armonia con la natura. Gli avidi balenieri sono i veri nemici della storia e la rabbia della balena è più che giustificata.
I balenieri dell’Ottocento rappresentano chiaramente gli esseri umani che ancora oggi uccidono le balene: in Norvegia esiste ancora un tasso annuale di 1278 balene da uccidere all’anno. Rappresentano però anche tutti coloro che violano la natura in generale, estinguendo numerose specie o distruggendo interi ecosistemi.
Infatti gli animali e le piante ormai muoiono anche a causa della crisi climatica e dell’inquinamento, non solo per mano diretta dei cacciatori. Le stesse balene, specie protetta in quasi tutto il mondo, vengono trovate spiaggiate con chili di plastica nello stomaco. Purtroppo ormai siamo quasi tutti responsabili di queste catastrofi e per molti di noi è complicato cambiare abitudini in età adulta – anche se è assolutamente vitale. Quindi è bene insegnare ai bambini fin da subito la pericolosità della sovrapesca, il rispetto e l’amore per l’ambiente che li circonda.