Come e perché stiamo aiutando i più grandi rettili marini del nostro pianeta
Il nuovo progetto di The Black Bag chiamato “Quota Animale” si sta adoperando per salvaguardare le specie animali con cui condividiamo il nostro magnifico pianeta. Nella sua opera recentemente The Black Bag e i donatori del progetto Quota Animale hanno deciso di aiutare una delle tante tartarughe marine che vengono ferite in mare.
Questa tartaruga è stata accidentalmente catturata da un peschereccio a strascico davanti alla costa di Cesenatico. L’associazione The Black Bag ha deciso di adottarla e battezzarla Yoga. Oggi la giovane Yoga sta svolgendo il processo di riabilitazione in vasca presso le strutture di Cestha e speriamo che entro la fine dell’estate sarà nuovamente in forma per tornare ad abitare il mare aperto.
Ma quali sono i pericoli per questi rettili marini?
Vita e pericoli in mare
Le tartarughe marine risalgono addirittura a 220-230 milioni di anni fa. Nel corso di questo lungo periodo si sono evolute sviluppando caratteristiche utili alla vita sottomarina. Le zampe si sono trasformate in lunghe pinne e il carapace da arrotondato ha assunto una forma più affusolata. Ad oggi si contano 7 diverse specie di tartarughe marine in tutto il mondo. Nel mar Mediterraneo comunemente si trovano 3 specie: la Caretta caretta, la Chelonia mydas e la Dermochelys coriacea, quest’ultima è nota per essere tra le più grandi al mondo.

Tuttavia, delle tre specie sopraelencate, solo la tartaruga verde (Chelonia mydas) e la tartaruga Caretta si riproducono nel Mediterraneo e unicamente quest’ultima sembra nidificare lungo le coste italiane. Addirittura, nel 2021 lungo le nostre coste sono stati conteggiati ben 237 nidi!
Ad oggi tutte le specie di tartarughe marine sono minacciate dall’inquinamento e da molte attività umane. Moltissime persone sapranno ormai che le cannucce e i sacchetti di plastica sono una tra i maggiori colpevoli della morte di questi splendidi animali marini. Ma i soliti sospetti distraggono da molti altri fattori che le uccidono o feriscono gravemente.
Il bycatch, “pesca accessoria” in italiano, è una tra le principali cause di morte di moltissimi animali marini, delfini, squali e, ovviamente, tartarughe marine. Con questo termine ci si riferisce alla cattura involontaria di animali che non hanno nessun valore economico. Questo generalmente avviene quando si fa utilizzo di reti che tendono ad essere meno selettive, in particolare le reti a strascico (sfortunatamente ancora legali oltre i 5km dalla costa). Una volta issati a bordo, molti animali sono sfortunatamente già morti. Ad esempio, le tartarughe trattengono il respiro “solo” 4-5 minuti, mentre il traino può durare svariate ore.
Ma le reti non sono le uniche colpevoli, anche l’uso di strumenti ad amo, come palamito o simili possono catturare e ferire gravemente gli animali. Molti studi oggi sono direzionati a sviluppare forme per gli ami che consentano di catturare il pesce in maniera specifica. Sembra infatti che forme fortemente arrotondate riducano la pesca accessoria di questi rettili, senza ridurre le catture di pesci di interesse economico maggiore.
Tuttavia, le tartarughe non sempre sono catturate accidentalmente, il commercio delle loro carni o del loro guscio è ancora piuttosto ampio nonostante sia vietato in molte aree del mondo.
Il cambiamento climatico uccide le tartarughe
A dimostrazione di come tutto il pianeta sia collegato formando un organismo in perfetto equilibrio, anche il cambiamento climatico mette in pericolo le nostre amiche testuggini marine.
Infatti cambiamenti nella temperatura del mare influenzano la distribuzione delle riserve di cibo di cui si nutrono. La loro dieta è molto varia: la caretta da giovane predilige organismi zooplanctonici come le meduse, ma crescendo preferisce nutrirsi di organismi più sostanziosi come molluschi, cefalopodi o piccoli pesci.
Inoltre la temperatura influisce enormemente sullo sviluppo embrionale. A differenza dei mammiferi, è questa variabile a determinare lo sviluppo di organismi maschili o femminili nelle uova di tartaruga. Sbalzi termici o stagioni eccessivamente calde possono quindi significare la nascita di intere nidiate solo di maschi o femmine. Questo causa gravi sbilanciamenti nel rapporto tra i due sessi andando a inficiare il numero di futuri nascituri.
Il cambiamento climatico ha iniziato anche ad agire sull’acidità degli oceani. Mediante un complesso sistema di scambi, l’acqua marina è sempre stata leggermente basica ma ora sta diventando leggermente acida. Questo danneggia gravemente gli ecosistemi corallini e la crescita delle piccole tartarughe, che rischiano di non sviluppare un guscio sufficientemente duro. Questo le rende non solo più vulnerabili ai predatori, ma anche a infezioni batteriche e fungine. Il guscio infatti, se danneggiato, può facilitare la penetrazione di batteri che causano gravi infezioni agli animali.
Agire per proteggere le tartarughe
Molte associazioni e centri di ricerca oggi sono in prima linea per la protezione di questi antichissimi abitanti del mare. Occupandosi di trovare metodi per ridurre l’impatto della pesca o curando e salvando le tartarughe che sono rimaste ferite dall’azione dell’uomo.
Per assicurare la sopravvivenza di questi animali bisogna rendere sicure le zone di nidificazione e delle uova. Purtroppo le coste italiane sono quasi completamente urbanizzate o comunque utilizzate dall’uomo. Diventa quindi fondamentale creare delle riserve naturali dove questi animali possano deporre le uova e assicurare la loro schiusa.
Tra le azioni che possiamo fare nel nostro piccolo abbiamo la riduzione dell’inquinamento. In particolare, riciclare e differenziare la plastica – ricordando che sacchetti e cannucce sono tra i pericoli più grandi. In questo modo, con un minimo sforzo, possiamo garantire la salvezza di moltissime tartarughe, oltre che di molti cetacei.
Il lavoro per sensibilizzare alla pesca sostenibile è significativo anche per la protezione delle tartarughe. Oggi grazie ai dispositivi di scacciamento delle tartarughe (TED) si può assicurare una via di fuga dalle reti da pesca. Infatti i TED consistono in delle griglie metalliche che permettono il passaggio del pesce ma forniscono un’apertura attraverso cui animali non di interesse commerciale possono fuggire. In Italia si sta cominciando a testare l’efficacia di questi utili strumenti, la speranza è quella di vederli diventare obbligatori nel breve periodo.

In conclusione, la protezione delle tartarughe marine richiede sforzi congiunti per aiutarle ad affrontare le diverse minacce che queste specie devono affrontare. Dall’educazione ambientale alla promozione della pesca sostenibile, all’implementazione di tecnologie e misure per la protezione, possiamo contribuire a preservare queste affascinanti creature.