A luglio, mentre ero a Cannes, vi avevo parlato di alcuni film sulla crisi climatica che avevano partecipato a questo prestigioso festival del cinema. Tra tutti i documentari che avevo elencato, c’era un solo film di finzione: The Crusade di Louis Garrel.
All’epoca non ero riuscita a vederlo, ma fortunatamente l’ho recuperato alla Festa del Cinema di Roma e ve ne posso finalmente parlare.
L’idea di The Crusade
Ho avuto la fortuna di partecipare alla proiezione di The Crusade all’Auditorium della Conciliazione con il regista in sala, che ha presentato personalmente il suo film spiegando com’è nato e perché l’ha scritto e girato.
Jean-Claude Carrière, co-sceneggiatore del film, aveva avuto questa idea già da tempo, ma Garrel non l’aveva trovata credibile. Infatti, fino a qualche anno fa, non si poteva neanche immaginare che dalla protesta di una bambina svedese sarebbe nato un movimento globale di ragazzə come il Fridays For Future. Non era pensabile che delle persone così giovani avrebbero lottato e davvero cambiato le cose a livello politico.
Ma gli eventi degli ultimi anni hanno appunto dimostrato che quell’idea era stata profetica. Quindi l’hanno scritto insieme, ma Carrière purtroppo è morto nel 2021, infatti il film è dedicato a lui.
Come vediamo nel trailer, che per ora è solo in francese, la premessa di The Crusade è che due genitori scoprono il proprio figlio di 13 anni a vendere a loro insaputa alcuni oggetti di valore di famiglia per finanziare un progetto in Africa. Questo piano ecologico, escogitato da un collettivo segreto di ragazzə, dovrebbe salvare il pianeta.
Il messaggio del regista
Il consumismo inconscio
Louis Garrel ha anche interpretato un ruolo nel suo film e il suo personaggio è molto interessante. La figura del padre è importante non solo perché fa parte dei genitori, quindi della generazione adulta e disillusa, ma anche per la sua reazione alle spiegazioni del figlio.
In generale, tutta la prima scena, che viene riportata anche nel trailer, rappresenta la situazione tragicomica in cui si ritrovano i genitori di Joseph. Il ragazzo non pensa neanche di scusarsi, sa di aver preso oggetti che non servono veramente a nessuno. Sono passate settimane e, finché non ha confessato, la famiglia è andata avanti senza accorgersi di nulla.
Questa è una chiara critica al consumismo – che forse quasi scontata ormai, ma resta decisamente efficace. Siamo portati ad accumulare beni che nemmeno ci servono e nei quali perdiamo interesse pochi giorni dopo l’acquisto. La cosa ancora più grave è che quegli stessi soldi possono essere investiti in progetti che assicurano il futuro dei proprə figlə.
Inoltre la scena è girata bene e le reazioni dei protagonistə sono davvero molto divertenti.
La disillusione degli adulti
La rabbia dei genitori si trasforma in incredulità quando ascoltano le motivazioni del figlio. Senza rovinarvi il film, che dovrebbe uscire al cinema a dicembre 2021, vi dico che Joseph avrebbe potuto raccontare loro tutti i piani del mondo, ma non ne avrebbero creduto possibile neanche uno.
Il tema della speranza è ricorrente nei discorsi ambientalisti, soprattutto se si parla di attivismo. Essa viene contrapposta all’eco-ansia ed è fondamentale per credere nei progetti e continuare a lottare contro la crisi climatica.
Per questo mi ha fatto particolarmente piacere vedere che anche in The Crusade è un tema importante. La contrapposizione tra le due generazioni diventa lo specchio della situazione attuale. Tantissimi adultə, i nostri genitori o noi stessi magari, sono ormai disillusi e convinti che il mondo non si possa cambiare. Diventano quasi gelosi nel vedere il coraggio di persone più piccole che si battono per avere un futuro vivibile.
The Crusade non è così lontano dalla realtà (SPOILER)
La famosa crociata che dà il titolo al film è l’ambizioso progetto proposto dalla delegazione dei ragazzə africanə. Vogliono creare un mare all’interno del continente africano, al posto del deserto, attraverso un sistema di pompaggio.
Sinceramente ero scettica quanto i genitori del protagonista, quando ho sentito la sua idea e visto il progetto sullo schermo. Tuttavia qualche giorno dopo la proiezione stavo leggendo un articolo sull’Expo 2021 a Dubai e mi sono imbattuta in un progetto molto simile.
La “primavera ceca”
Infatti il padiglione della Repubblica Ceca dimostra come si può creare un’oasi in mezzo al deserto, trasformando la sabbia in terra fertile. Quindi non si tratta esattamente di trasportare interi bacini d’acqua nel deserto per creare un nuovo mare. Però, dopo aver visto le tecnologie esposte alla fiera, l’idea del film non è poi così fuori dal mondo. C’è ancora speranza!