Quando si parla di coralli, anemoni, pesci pagliaccio e pesci chirurgo la nostra mente subito vola al film della Pixar Alla ricerca di Nemo e alla Grande Barriera Corallina. Ma forse è meno nota la barriera corallina chiamata il Triangolo dei coralli, che non ha nulla da invidiare alla sua vicina australiana. Questo ecosistema che si estende per quasi 6 milioni di km quadrati occupa i mari compresi tra le Filippine, Indonesia, Malesia, Papua Nuova Guinea, Isole salomone e Timor Est.

Il Triangolo dei coralli è l’habitat di circa 600 specie diverse di coralli (il 75% di tutte le specie conosciute), 3000 differenti specie di pesci del reef (40% di tutte le specie di barriera) e soprattutto è la casa di 6 delle 7 specie di tartarughe che conosciamo. Insomma, un pedigree non indifferente per quest’enorme area di mare.
Hotspot di biodiversità
L’enorme varietà di specie ha incuriosito i ricercatori che si sono messi all’opera per capire come mai, proprio in questa zona, siano presenti così tante specie, tutte molto differenti.
Grazie a studi geologici e geofisici si è osservato che quest’area è tettonicamente ancora molto instabile. Ciò ha portato ad ampi rimodellamenti geografici e cambiamenti degli habitat costringendo le specie presenti ad evolversi per adattarsi alle nuove condizioni. Ma questi movimenti tettonici non sono l’unica motivazione, infatti molto più distruttivo per gli organismi marini è stato il cambiamento del livello del mare nel corso delle glaciazioni del Pleistocene. I continui innalzamenti e abbassamenti hanno portato alla formazione di bacini isolati, favorendo lo sviluppo di nuove specie che si sono poi unite in un solo mare al termine dell’ultima glaciazione.
Infine la presenza di forti correnti in entrata e in uscita ha permesso l’arrivo di nuovi organismi dall’esterno e la fuoriuscita di altri che sono andati a colonizzare molte aree dell’indo-pacifico. Sembrerebbe infatti che molte barriere di quella zona del mondo siano originarie proprio del Triangolo dei coralli.
Gli abitanti
All’interno dei reef costruiti dagli innumerevoli coralli troviamo animali di ogni forma, colore e dimensione.
Il Cheilinus undulatus, comunemente conosciuto come Pesce Napoleone, è un grosso pesce che può arrivare fino a 2 metri di lunghezza e superare i 100 kg di peso. Si presenta di solito in una colorazione verde e blu ed è caratterizzato da una grossa struttura globulosa sulla fronte, da cui ne deriva il nome. Questo grosso pesce oggi considerato in pericolo è un abitante piuttosto noto delle barriere coralline e si avvicina facilmente all’essere umano. Inoltre svolge un importante ruolo: si nutre infatti anche di pericolose stelle marine predatrici dei coralli.

Un bellissimo abitante di queste acque coralline è il Hippocampus bargibanti o Cavalluccio pigmeo. Si tratta di uno dei cavallucci marini più piccoli che conosciamo, infatti raggiunge al massimo i 2 cm di lunghezza. Vive a stretto contatto con i coralli e per questo ha sviluppato un’incredibile livrea mimetica con dei tubercoli che gli permettono di mescolarsi tra i rami delle gorgonie.

Le strutture create dai coralli sono l’habitat perfetto per alcune piccole lumache di mare, chiamate nudibranchi. Questi organismi si presentano solitamente con livree ricche di colori accesi, utili spesso per indicare ai predatori la loro tossicità, ma che rendono anche molto bene in foto. Ad esempio, la Nembrotha kubaryana è un nudibranchio caratterizzato da una colorazione a strisce o punti verde brillante con le branchie tinte di arancione.

Pericoli
Come ormai succede su tutto il pianeta, anche queste zone e gli organismi che ci vivono sono messi a rischio estinzione dalle attività umane. Le minacce a questi ecosistemi sono molteplici: sovrapesca, turismo non regolamentato, estrazioni minerarie…
La sovrapesca è sempre uno dei problemi principali. Infatti essendo l’intera zona composta da isole di dimensioni molto variabili, la maggior parte della popolazione abita lungo le coste e si nutre di quello che riesce a pescare. Le acque ricche di vita hanno per secoli sostenuto le popolazioni isolane, ma la rapida crescita, l’elevata richiesta e l’esportazione del pesce catturato stanno svuotando questi habitat.
Le nazioni che condividono questi mari sono considerate in via di sviluppo e spesso hanno seguito una politica poco accorta dal punto di vista ambientale, preferendo guadagni rapidi – ne abbiamo visto un esempio anche nell’articolo su The Beach. Nonostante il paradiso sommerso necessiti di un’adeguata protezione, il turismo è spesso poco regolamentato permettendo a grandi navi di sostare in prossimità delle isole. L’ancoraggio e la grande mole di turisti danneggiano sia lo strato superficiale che quello più profondo del reef.
Anche il cambiamento climatico sta lentamente danneggiando non solo il Triangolo dei coralli, ma tutti i reef sottomarini del mondo. Il bleaching, o sbiancamento, da tempo distrugge ampie aree coralline: l’acqua troppo calda favorisce il rilascio di alghe simbionti dei coralli, che senza la loro principale fonte di sostentamento muoiono diventando totalmente bianchi.

Protezione
Le azioni per la protezione del Triangolo dei coralli devono essere svolte ad alto governativo, ma anche piccole scelte personali possono salvaguardare questo splendido habitat.
Al momento nella zona esistono limitate aree marine protette (AMP) costituite dalle singole nazioni. La speranza invece è di poter istituire una sola grande AMP che inglobi tutto il Triangolo. Così facendo si ridurrebbe l’impatto da sovrapesca, bycatch e turismo, riducendo anche l’accesso all’intera zona.
In qualità di turisti è nostro compito seguire certe piccole regole che possono aiutare nella conservazione dei coralli, come:
- Evitare l’acquisto di souvenir marini, come pezzi di corallo, stelle marine essiccate o altri oggetti simili; in questo modo non si favorisce un mercato estremamente distruttivo.
- Assicurarsi di essere rispettosi della natura, non lasciare tracce e non danneggiare in nessun modo gli ambienti marini; le barriere coralline impiegano un lungo tempo per riprendersi da eventuali danni subiti.
- Inoltre si può prestare attenzione a cosa si mangia, assicurandosi che il pesce nel nostro piatto non faccia parte di specie in via di estinzione.
Quindi, con un poco di accortezza, si può aiutare a proteggere il Triangolo dei coralli e anche tanti altri habitat molto più vicini a noi.