In Sicilia arriva la prima coltivazione di caffè
Anche i più scettici sulla crisi climatica devono ammettere di aver visto negli ultimi anni un aumento sempre più preoccupante di fenomeni meteorologici estremi. Specialmente nell’area del Mediterraneo. Basti pensare agli incendi devastanti di quest’estate che hanno colpito il cuore della Sardegna, o alle piogge torrenziali che si sono abbattute in Sicilia solo qualche settimana fa. Ma non tutto il male viene necessariamente per nuocere. Grazie a nuove condizioni climatiche e alla tropicalizzazione del Mediterraneo, si è arrivati addirittura a sperimentare la prima coltivazione di caffè in Europa. Ma cosa significa tutto questo? E quali sono secondo gli esperti le cause e gli effetti di questo inarrestabile cambiamento climatico sul nostro pianeta?

Alcuni studiosi sostengono che questi episodi siano i primi segni di un graduale cambiamento che potrebbe addirittura riscrivere le mappe del mondo per come le conosciamo. Di riscaldamento globale e delle conseguenze sull’ambiente avevamo già parlato in un articolo uscito qualche mese fa sul nostro blog. Ma negli ultimi anni uno dei fenomeni più discussi e studiati dagli esperti del settore è quello dell’estensione dei tropici. In particolare, della tropicalizzazione del Mediterraneo.
Un pianeta sempre più tropicale
I tropici sono quella zona che si estende attorno alla linea dell’equatore, precisamente tra il Tropico del Cancro (a nord) e il Tropico del Capricorno (a sud). La prossimità dell’equatore fa si che in queste zone le temperature risultino elevate durante tutto l’anno, favorendo un clima più umido vicino all’equatore e più secco mano a mano che si prosegue verso gli estremi.
Negli ultimi quindici anni, gli scienziati hanno però notato come queste zone si stessero espandendo sempre di più verso i poli. Così da arrivare a toccare a nord una parte del Mediterraneo e della California, e a sud una parte dell’Australia.

Conseguentemente, una maggior percentuale di aree geografiche del pianeta è oggi colpita da climi sempre più secchi. L’alterazione delle zone climatiche ha così un impatto anche sulla disponibilità di cibo e acqua potabile, rendendo più difficile le coltivazioni. Molti territori si sono infatti trovati a dover far fronte a problematiche estreme che hanno messo in pericolo non solo la loro sopravvivenza ma anche quella degli ecosistemi e delle biodiversità dei luoghi.
Gli ultimi studi in materia hanno evidenziato come la principale causa dell’espansione dei tropici sia dovuta al surriscaldamento delle acque degli oceani. Un’ulteriore conseguenza delle emissioni di anidride carbonica (CO2) e di altri gas serra, provocati in maggior parte da attività umane.
Il caso del Mediterraneo
In cima alla classifica dei mari che si stanno scaldando più velocemente c’è proprio il Mediterraneo, con una crescita del 20% più rapida della media globale. Come si può osservare dall’ultimo rapporto del WWF “The Climate Change Effect in the Mediterranean: Stories from an overheating sea” del 2021, il processo di tropicalizzazione delle acque è già in atto.

Molte specie del Mediterraneo meridionale sono completamente cambiate, mentre alcune di origine tropicale si stanno espandendo dal Canale di Suez verso nord. Le conseguenze per gli habitat marini e gli ecosistemi nativi possono essere molto gravi. Ad esempio, alcuni pesci di importanza ecologica ed economica del Mediterraneo diventano preda di specie aliene come il pesce scorpione. Oppure, si sta assistendo alla graduale scomparsa di gorgonie e posidonie, essenziali per la preservazione degli ecosistemi. Questi e molti altri esempi, possono avere conseguenze potenzialmente distruttive per la preservazione degli equilibri marini.
Un clima sempre più estremo
Se il mare che bagna la nostra penisola si scalda, allora anche il nostro clima cambia. La tropicalizzazione delle acque ha così un effetto immediato anche sul clima del Mediterraneo. Questo ha manifestato più frequentemente fenomeni come bombe d’acqua, tempeste di fulmini e bufere di vento potentissime. La sua posizione al centro del Mediterraneo e la sua vicinanza con il Nord Africa, hanno reso la Sicilia uno dei primi luoghi in Italia a sperimentare questi cambiamenti.
Secondo l’European Severe Weather Database (ESWD), che raccoglie dati sui fenomeni estremi in Europa, la Sicilia rimane in Italia una delle zone più colpite negli ultimi anni. E si sta osservando un incremento dei Medicane (un termine che unisce le parole Mediterranean e hurricane) i cosiddetti cicloni tropicali del Mediterraneo.

Il fenomeno dei Medicane è sempre stato relativamente raro dal secondo dopoguerra a oggi. Ma il dato preoccupante è che negli ultimi anni si è riscontrato l’intensificarsi del fenomeno. Essendo uragani che si formano sugli oceani e che prendono intensità dalla temperatura superficiale delle acque, si può intuire quanto il cambiamento climatico in atto possa contriubire all’aggravarsi della situazione. Le conseguenze sul territorio sono molteplici e riguardano non solo la popolazione e le città, ma anche le coltivazioni proprie dell’isola.
Le coltivazioni si trasformano
Tutti questi mutamenti climatici non portano solo disastri e calamità. Per ogni cambiamento arrivano nuove sfide da saper prendere al volo per guardare al futuro con entusiasmo. Se negli anni ’80 in Sicilia arrivò il mango, ora si sta diffondendo sempre di più un’attenzione verso i frutti tropicali che tanto piacciono al consumatore moderno. In Sicilia da anni si coltivano con successo anche avocado, litchi, papaia e banane, grazie al clima favorevole offerto dall’isola.

Ma la più grande novità in Europa è la prima produzione di caffè interamente italiana. Un progetto sperimentale di caffè nativo dell’isola, guidato dall’azienda Morettino, proprio a Palermo. La sfida di Arturo Morettino nasce durante uno dei suoi viaggi nelle terre del caffè, la cosiddetta Coffee Belt che si estende appunto all’interno dell’area dei tropici. Qui rimase affascinato da alcune piantagioni, e tornato in Sicilia maturò il sogno di veder crescere anche nella sua terra quelle magnifiche piante.

Morettino investe sul caffè
Il progetto sperimentale nasce circa 30 anni fa nei giardini dell’opificio Morettino, grazie alla donazione di alcuni semi di caffè conservati all’interno dell’Orto Botanico di Palermo. A 350 metri sul livello del mare si trovano oggi circa 60 piante di Coffea Arabica, che hanno saputo adattarsi molto bene negli anni al clima siciliano e a delle latitudini molto più elevate del normale. Ma non è un caso che il progetto abbia visto raccolti sempre più favorevoli negli anni.
Oltre alla passione e al duro lavoro dei collaboratori, anche il cambiamento climatico riscontrato nell’isola ha avuto senza dubbio un ruolo decisivo nella riuscita della sperimentazione. “Stiamo assistendo a forti cambiamenti climatici che devono farci riflettere sul presente e sul futuro della nostra terra” spiega Alberto. E poi aggiunge “la terra ha mostrato segnali di insofferenza e rischi per le tradizionali colture quali gli agrumi, ma anche inaspettate potenzialità. Lo dimostrano il successo delle coltivazioni di frutta tropicale in Sicilia.”

L’obiettivo di Morettino è infatti quello di guardare alla Sicilia anche come terra di caffè. Insieme all’ Università degli Studi di Palermo e ad esperti del settore si vuole continuare con ulteriori sperimentazioni in altre aree dell’isola per capire il futuro del caffè di Sicilia.
Un caffè che parla siciliano
La raccolta del caffè viene fatta completamente a mano attraverso un processo naturale di lavorazione. Le bacche raccolte vengono spolpate, processate e tostate, oppure riseminate per dar vita a nuove piante nate e cresciute in Sicilia. La tostatura medio-chiara del caffè e le tante sessioni di assaggio, hanno dato un risultato straordinario: un caffè di grande finezza, con acidità equilibrata e una naturale dolcezza. Il caffè siciliano mantiene così i profumi unici e tipici della sua terra: note di uva zibibbo e carruba e dolci sentori di fiori di pomelia bianca e zucchero panela.

Tornando alla nostra domanda iniziale, si potrebbe dire che il surriscaldamento globale ha un impatto decisivo sull’innalzamento delle temperature dei mari, che a loro volta incidono sui cambiamenti climatici che percepiamo. In particolare, la tropicalizzazione di alcune aree geografiche potrebbe avere effetti importanti sull’agricoltura dei paesi colpiti, come accade nel Mediterraneo. La Sicilia torna ad essere così un luogo chiave per gettare uno sguardo al futuro e capire meglio i cambiamenti che avvengono nel nostro pianeta. Da sempre terra di approdo e di scambio culturale, ancora una volta ci regala prodotti che non sono altro che il mirabile intreccio di idee, sogni e innovazione tutti italiani.