
L’Artico, la regione più a nord del nostro pianeta, situata oltre il circolo polare, non è un continente. Non presenta terre emerse, solo delle propaggini di alcuni paesi ne fanno parte, ma si tratta di un enorme oceano ricoperto dal ghiaccio. Un luogo freddo, arido, dove la luce solare è presente pochi giorni l’anno ma nonostante ciò la vita si è adattata a questo ambiente estremo e ha proliferato.
Un oceano ghiacciato
Strategie di sopravvivenza
L’enorme bacino d’acqua chiamato Oceano Artico è solo una parte della regione ma ne costituisce la maggior estensione. Circondato da altri continenti questa grande massa liquida è caratterizzata dall’avere acque più dolci rispetto ad altri oceani. A causa delle basse temperature si ha un basso tasso di evaporazione, le forti precipitazioni inoltre riducono la salinità di queste acque. L’Oceano Artico è ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio, il che lo rende la più grande riserva di acqua dolce del pianeta. Tuttavia a causa del clima rigido anche l’acqua salata ghiaccia, formando quello che viene definito ghiaccio marino o banchisa che può raggiungere uno spessore di 3 m e galleggiare sulla superficie dell’acqua.
Proprio al di sotto di questo spesso strato di ghiaccio però possiamo trovare una vita fiorente e molto diversificata. Molte specie si sono adattate all’ambiente freddo in diversi modi. Ne sono un esempio: il gigantismo e il basso tasso di crescita, ovvero questi animali diventano molto grandi ma molto lentamente. Ne è un esempio lo squalo della Groenlandia che può addirittura raggiungere i 7 metri e vivere centinaia di anni.
Altro elemento che caratterizza gli animali che vivono in questi ambienti è la presenza di una forte stagionalità; quest’ambiente è infatti caratterizzato da nette variazioni della luminosità durante l’anno. In estate vi sono brevi periodi dove il sole non tramonta mai: il famoso sole di mezzanotte. Durante l’inverno al contrario per alcuni periodi si ha la totale assenza di luce, un buio totale. Questo influenza notevolmente la vita degli organismi, in particolare del fitoplancton, che è alla base della catena alimentare e che durante l’estate cresce rapidamente e raggiunge numeri elevatissimi.
Combattere il congelamento è la priorità di ogni organismo: congelare significa morte certa. Per questo, molti organismi marini hanno sviluppato la capacità di ridurre la temperatura a cui il loro corpo congela, arrivando anche a resistere a -1.9°C. I grandi mammiferi che abitano le acque dell’Artico hanno sviluppato invece una strategia alternativa: grazie a uno spesso strato di grasso possono resistere a lungo al freddo polare.
Gli animali marini
Le acque al di sotto del ghiaccio brulicano di vita, è possibile trovare dal più piccolo organismo planctonico fino al più grande dei cetacei. Partendo dall’acqua a contatto con il ghiaccio o all’interno di quest’ultimo è possibile individuare una moltitudine di esseri viventi: copepodi, organismi fitoplanctonici e larve di pesce. Questi vivono a diretto contatto con il pack o al suo interno. Il ghiaccio infatti è ricco di bolle d’acqua o microscopici passaggi che permettono lo sviluppo della vita.
La colonna d’acqua al di sotto della calotta artica ospita una grande varietà di pesci e altri organismi. Molte specie sono di elevato interesse economico. Il merluzzo, ad esempio, che riesce a sopravvivere in quest’ambiente estremo, viene pescato da secoli e oggi addirittura è messo a rischio dalla sovrapesca.
L’Artico è anche il territorio di molti cetacei e mammiferi marini. Tra le specie più suggestive e affascinanti troviamo la balena della Groenlandia che può raggiungere fino a 20 metri. Proprio questa specie è stata, sfortunatamente, tra le primissime vittime dell’industria baleniera ma oggi sembra che la popolazione stia tornando ai numeri precedenti alla caccia. Un altro animale affascinante è il narvalo: questo cetaceo è caratterizzato da una grossa zanna che fuoriesce dal labbro superiore dei maschi. Questo “corno” è infatti un dente che può raggiungere anche i 2.5 metri di lunghezza ed è, molto probabilmente, alla base dell’origine del mito dell’unicorno.

Altro cetaceo caratteristico è il beluga. Questo animale è facilmente riconoscibile per il suo colore bianco, le sue grandi dimensioni e soprattutto il suo “melone”, organo costituito da tessuto adiposo e utilizzato per l’ecolocalizzazione. Si tratta di un cetaceo molto socievole, che spesso gioca con i visitatori dell’Artico. Tuttavia, come molte altre specie, è messo in pericolo dalla continua riduzione della calotta artica.

In superficie
Anche al di sopra del ghiaccio la vita prolifera. Infatti sono molti gli animali che si sono evoluti per sopravvivere alle temperature rigide di questo ambiente; quasi tutti inoltre sono strettamente legati all’ambiente marino dato che è l’unica fonte di nutrimento. Tra gli animali più noti troviamo l’orso polare, il più grande predatore terrestre, che per migliaia di anni ha dominato le gelide lande artiche, fino all’arrivo dell’uomo che ha cominciato a cacciarlo e a ridurre l’estensione del suo habitat.

Molte specie terrestri non vivono direttamente a contatto con la calotta artica ma si trovano nelle zone settentrionali, limitrofe al Circolo Polare Artico. Come ad esempio la volpe artica, un piccolo mammifero ben adattato all’ambiente gelido e che durante l’anno cambia colore della pelliccia. Nonostante alcune nazioni abbiano perpetrato per lungo tempo la caccia a questo animale, grazie a un areale molto esteso oggi non è a rischio di estinzione.

Il ghiaccio si scioglie
La presenza di gas serra e l’inquinamento hanno comportato un conto molto salato soprattutto ai ghiacciai dell’Artico. Il riscaldamento globale, la presenza di polveri nei ghiacci, l’aumento della temperatura dell’acqua sono tutti fattori che contribuiscono a ridurre l’area coperta dai ghiacci nell’estremo Nord.
La riduzione di queste zone fredde mette a dura prova le specie che per migliaia di anni si sono evolute per sopravvivere a un clima rigido; trichechi, foche e orsi polari sono oggi particolarmente colpiti. Gli orsi sempre più spesso faticano a trovare il nutrimento necessario per superare l’inverno a causa delle grandi distese d’acqua che sono costretti ad attraversare. Non riuscendo a sviluppare uno strato di grasso sufficiente non possono far altro che soccombere al gelo.
Anche le prede dell’orso polare risentono fortemente di questo cambiamento: i trichechi sono costretti a prolungati periodi di nuoto che spesso affaticano gli adulti, in particolare le femmine. Questo comporta minor cibo a disposizione per i cuccioli. Inoltre la carenza di banchisa porta i mastodontici pinnipedi a riposarsi presso le spiagge dove sono però più soggetti a stress e disturbi che incidono sulla salute degli animali. Come spiega benissimo il primo episodio di Il nostro pianeta, analizzato nel nostro articolo a riguardo.
Tuttavia non solo gli animali artici risentono del riscaldamento globale. L’Artico ha l’importantissima funzione di raffreddare la celebre corrente del Golfo. Mancando lo strato di ghiaccio necessario a compiere questo abbassamento della temperatura, è impossibile prevedere gli effetti a lungo termine sull’ecosistema mondiale. Recenti studi hanno osservato che, con lo scongelamento del permafrost e dei fondali artici, una grande quantità di gas metano si sta liberando. Il metano è un gas serra 4 volte più potente della CO2, questo crea un effetto a catena che sarà molto difficile da fermare.
La speranza non manca però; la ricerca per catturare e ridurre la CO2 atmosferica sta facendo progressi rapidi che ci permettono di augurarci il meglio per il futuro. Non è mai troppo tardi.