The World We Once Lived In di Wangari Maathai

Abbiamo già parlato di diversi libri presenti nella nuova serie della Penguin Green Ideas. Dopo giornalisti e filosofe, oggi vorrei analizzare il libro di Wangari Maathai, una biologa e attivista africana che vinse il Premio Nobel per la Pace nel 2004. Nel libro The World We Once Lived In sono stati raccolti diversi suoi saggi sull’importanza degli alberi. Come suggerisce il titolo, c’è un evidente comparazione tra il mondo precedente al disboscamento e quello in cui viviamo adesso. Ma il centro del suo pensiero ruota soprattutto attorno a una domanda: perché gli esseri umani distruggono una fonte così importante di vita?

Naturalmente non propone di smettere per sempre di tagliare i boschi per il legname, che è ormai una risorsa fondamentale. Il problema è che l’essere umano non si rende neanche conto dell’importanza che gli alberi hanno nella sopravvivenza della nostra specie. Dal momento che sono la più grande risorsa di ossigeno che abbiamo, le foreste non dovrebbero essere decimate con un tale noncuranza.
Maathai parla proprio della sua difficoltà nel comprendere le scelte degli esseri umani e della sua sofferenza nel vedere così tanti alberi distrutti per niente. Tuttavia il suo stile non è affatto poetico, al contrario scrive in modo molto diretto e assertivo i suoi pensieri.

Copertina di The World We Once Lived In di Wangari Maathai
Copertina del libro

Chi era Wangari Maathai?

La figura di Wangari Muta Maathai è veramente interessante. Nata in Kenya nel 1940, non solo fu la prima donna africana a vincere un Premio Nobel, ma fu anche la prima a laurearsi. Grazie al suo incredibile impegno, vinse una borsa di studio per studiare all’Università di Pittsburgh in America, dove si laureò in biologia e lavorò per anni dal 1966 in poi, finché non decise di insegnare nell’Università di Nairobi.

In Africa cominciò il suo attivismo vero e proprio, con la creazione di organizzazioni ambientaliste e la riforestazione. Non era una cosa facile da fare in un paese come il Kenya. Infatti tra il 1979 e il 1982 il nuovo presidente Daniel arap Moi cercò in tutti i modi di limitare l’influenza (anche politica) che Maathai stava ormai ottenendo in tutta la nazione. Per anni vinse la carica di direttrice del concilio nazionale femminile del Kenya (il NCWK), ma sempre con elezioni complicate e una forte opposizione da parte del presidente.

Il vero disastro avvenne nel 1982, quando tentò di diventare la rappresentante parlamentare della sua regione d’origine. Per legge, dovette dimettersi dalla sua posizione di professoressa all’università. Tuttavia le venne impedito di candidarsi perché non si era registrata per l’ultima elezione presidenziale. Maathai credeva che questa critica fosse infondata e denunciò la corte. Purtroppo anche il processo fu ingiusto e le vennero chiesti dei documenti impossibili da reperire in breve tempo. Così, in un solo anno, perse la causa, la possibilità di candidarsi, il suo lavoro accademico e la sua residenza nel dormitorio dell’università.

Negli anni successivi il governo mise i bastoni fra le ruote a lei e alle sue organizzazioni. Ma dagli anni novanta in poi, la situazione migliorò progressivamente. Finché nel 2003 Maathai fu finalmente eletta come assistente nel Ministero per l’Ambiente e fondò un suo partito, il Mazingira Green Party of Kenya, per permettere a tuttə di candidarsi e sostenere la salvaguardia del territorio.

Cosa ci ha lasciato

Nel 1977 fondò il Green Belt Movement, un’ONG indigena con base a Nairobi. Il suo scopo è quello di conservare la diversità ambientale del territorio e sviluppare le comunità indigene, sostenendo in particolare le donne. Tra i progetti portati avanti dall’organizzazione c’è ovviamente quello di riforestare il paese il più possibile. Dagli anni Settanta a oggi, sono stati piantati più di 51 milioni di alberi in Kenya grazie al loro operato.

Maathai è morta nel 2011, ma in sua memoria è nata la Wangari Maathai Foundation. Nel tentativo di continuare l’immenso lavoro sociale e ambientale portato avanti dalla biologa africana, questa fondazione si concentra su 3 strategie:

  • Ai bambinə e ragazzə tra i 6 e i 17 anni, viene insegnata l’educazione socio-emotiva per diventare il più coscienti possibili delle loro azioni e della situazione attuale;
  • Agli adultə tra i 18 e i 35 anni, si insegna l’importanza dell’azione collettiva;
  • In generale, viene ricordata e tramandata la storia di Wangari Maathai e il suo esempio di ambientalista incredibile.

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Yoga è stata pescata accidentalmente da un peschereccio a strascico davanti alla costa di Cesenatico. Attualmente sta svolgendo il processo di riabilitazione in vasca presso le strutture di Cestha e nei prossimi giorni svolgerà gli accertamenti veterinari. Ancora non ha iniziato ad alimentarsi, si deve ancora abituare alla sua vasca.

The Black Bag ha deciso di battezzarla con il nome Yoga - dopo averla adottata - per ringraziare David e Gruppo Yoga Solidale Genova per aver contribuito, con una donazione, alla sua adozione.

Bellolampo viveva insieme al suo branco di cani liberi nella discarica di Palermo situata in Via stradale Bellolampo, dalla quale prende il nome.

Non sappiamo esattamente perché, ma il branco è stato catturato e portato nel canile municipale di Palermo, un luogo assolutamente inospitale, inadeguato e spaventoso per tutti i cani, ma soprattutto per i cani nati liberi che non hanno praticamente mai avuto contatti con l’uomo.

La data di nascita viene indicativamente riportata come l’1/12/2015 e l’ingresso nel canile di Palermo è avvenuto il 9/4/2016.
Bellolampo aveva solo 4 mesi quando è stato tolto dal suo territorio nativo e separato dai suoi fratelli per essere chiuso in un box sovraffollato.

Una volontaria del canile di Palermo segnalò a Buoncanile l’urgenza di trovare una sistemazione migliore per lui così riuscirono a farlo arrivare a Genova nell’ ottobre 2016 insieme ad un'altra cagnolina, Papillon.

Furono i primi cani del #buoncanileprogettopalermo.

Bellolampo ha subito manifestato una forte paura nei confronti delle persone e dell’ambiente, arrivando anche a mordere, mentre si è dimostrato da subito capace e desideroso di instaurare forti legami con gli altri cani.

Nel tempo ha imparato a fidarsi dei gestori del canile e piano piano ad aprirsi anche a pochi volontari selezionati.

Essendo un cane molto carino e anche di piccola taglia negli anni ha ricevuto diverse richieste di adozione, ma tutte incompatibili con il suo carattere diffidente e spaventato.

Una curiosità? Bellolampo ama gli equilibrismi! Gli piace saltare sui tavoli, le panche, le sedie, i muretti e proprio non resiste al fascino della carriola!!

Mix pittina dagli occhi magnetici... salvata da pesante maltrattamento. Viveva a Napoli legata alla ringhiera delle scale condominiali ad una corda cortissima.

Lei è un cane eccezionale, nata nel 2013. Entrata in canile nel 2014 si è subito distinta per le sue naturali doti olfattive: con lei abbiamo lavorato tantissimo sulla discriminazione olfattiva, fino a farle seguire delle vere e proprie piste di sangue finalizzate al ritrovamento di persone scomparse (attività fatte solo ai fini ludici).

Non va d’accordo con i suoi simili, per cui cerca una famiglia senza altri animali in casa, una famiglia dinamica , esperta e disposta ad un percorso conoscitivo.

Paco cerca casa! Si trova a Genova!

Paco è stato adottato da cucciolo con la superficialità di chi crede che un cucciolo sia un foglio bianco sul quale scrivere ciò che si vuole, e con la stessa superficialità è stato portato in canile perché dopo due anni era cresciuto con caratteristiche diverse da quelle di un peluche.

Paco è un cane affettuosissimo, curioso e dinamico, viene presentato a tutti i nuovi volontari del canile come uno tra i cani più equilibrati e gestibili anche per chi è alla prima esperienza.

Ama passeggiare a lungo, è già abituato a vivere in casa, viaggia volentieri in auto, è sempre alla ricerca di nuove avventure da fare in compagnia dei suoi amici, è molto bravo in città, non ha paura delle persone, né dei cani. Non ama i cani maschi, è invece molto bravo con le femmine. Non è compatibile con i gatti.

E’ un cane adulto oramai, è nato nel 2014, una taglia media (circa 20 kg), è un cane che sa gestire bene le emozioni, i suoi bisogni e i suoi spazi.

Paco ha bisogno di un'adozione responsabile, che non sottovaluti i segnali di stress che sa comunicare, soprattutto quando vuole riposare in cuccia senza essere disturbato.