Il 2 febbraio è la giornata mondiale delle zone umide. Infatti, proprio in quel giorno del 1971 venne firmata la Convenzione di Ramsar che ha identificato queste aree in tutto il mondo per tutelarle.
Ma cosa sono le zone umide? Scopriamolo insieme e vediamo dove si trovano in Italia.
Le zone umide
Il termine viene dalla traduzione della parola inglese “wetland” e indica corpi idrici di bassa profondità come stagni, acquitrini, paludi e foci fluviali. Ma possono essere considerate zone umide anche porzioni di laghi, lagune e fiumi o tratti di mare adiacenti alla costa.
Questi luoghi sono fondamentali sotto molti punti di vista:
- sono regolatori della circolazione idrica superficiale: durante le esondazioni tamponano gli effetti dannosi delle acque di scorrimento e durante il ritiro delle acque favoriscono una migliore decantazione di tutte le sostanze organiche trasportate;
- garantiscono alla fauna e alla flora le risorse di acqua e cibo;
- sono luoghi di sosta degli uccelli migratori;
- contengono alcune delle più alte riserve di carbonio del suolo nella biosfera, come è stato dimostrato da molti studi;
- sono un archivio naturale delle antiche forme d’insediamento e di attività;
- infine sono una risorsa economica, perché molti di questi luoghi sono attrazioni turistiche.
Ma nonostante l’importante funzione che svolgono in natura, le zone umide sono state a lungo considerate ambienti ostili all’uomo, per via dell’acqua solitamente non potabile che contengono. Per questo sono state ridotte dall’antropizzazione con la bonifica idraulica.

La Convenzione di Ramsar (Iran, 1971)
Finalmente, dalla seconda metà del XX secolo, sono nate diverse iniziative a tutela delle zone umide. Ad esempio, Wetlands International è un’organizzazione non-profit che protegge queste aree fin dagli anni quaranta.
Infine, grazie soprattutto all’UNESCO, nel 2 febbraio 1971 è avvenuta la Convenzione di Ramsar (Iran). Essa ha permesso di identificare le più importanti aree umide mondiali stabilendone la definizione ufficiale:
«le paludi e gli acquitrini, le torbe oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri»
Il Ministero dell’Ambiente riassume così gli obiettivi specifici delle Parti coinvolte (al momento 172 paesi hanno sottoscritto la Convenzione):
- designare le zone umide del proprio territorio, da includere in un elenco di zone umide di importanza internazionale;
- elaborare e mettere in pratica programmi che favoriscano l’utilizzo razionale di queste zone del loro territorio e creare delle riserve naturali nelle zone umide, indipendentemente dal fatto che queste siano o meno inserite nell’elenco;
- aumentare le popolazioni di uccelli acquatici;
- promuovere la formazione di personale nei campi della ricerca sulle zone umide, sulla loro gestione e sulla loro sorveglianza.
Quindi il 2 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale delle Zone umide e per festeggiare puoi prendere parte ai tantissimi eventi organizzati in tutto il mondo che trovi a questo link.
Dove sono le zone umide in Italia?
Il nostro Paese ha aderito alla Convenzione di Ramsar nel 1976 e ha designato più di 50 zone umide da proteggere, per un totale di 80.836 ettari.
Nord Italia
- Palude Brabbia (Lombardia)
- Pian di Spagna e Lago di Mezzola (Lombardia)
- Torbiere di Iseo (Lombardia)
- Valli del Mincio (Lombardia)
- Isola Boscone (Lombardia)
- Paludi di Ostiglia e Palude del Busatello (Lombardia e Veneto)
- Lago di Tovel (Trentino-Alto Adige)
- Valle Cavanata (Friuli-Venezia Giulia)
- Laguna di Marano: Foci dello Stella (Friuli-Venezia Giulia)
- Vincheto di Cellarda (Veneto)
- Laguna di Venezia: Valle Averto (Veneto)
- Palude del Brusà: Le Vallette (Veneto)
- Valle Campotto e Bassarone (Emilia Romagna)
- Valle Santa (Emilia Romagna)
- Valle di Gorino (Emilia Romagna)
- Valle Bertuzzi (Emilia Romagna)
- Sacca di Bellocchio (Emilia Romagna)
- Valli residue del comprensorio di Comacchio (Emilia Romagna)
- Punte Alberete (Emilia Romagna)
- Pialassa della Baiona e Risega (Emilia Romagna)
- Ortazzo e Ortazzino (Emilia Romagna)
- Saline di Cervia (Emilia Romagna)
Centro Italia
- Lago e padule di Massaciuccoli (Toscana)
- Padule di Bolgheri (Toscana)
- Padule Diaccia Botrona (Toscana)
- Padule della Trappola–Foce dell’Ombrone (Toscana)
- Laguna di Orbetello (Toscana)
- Lago di Burano (Toscana)
- Palude di Colfiorito (Umbria)
- Lago di Nazzano (Lazio)
- Lagustelli di Percile (Lazio)
- Lago di Fogliano (Lazio)
- Lago dei Monaci (Lazio)
- Lago di Caprolace (Lazio)
- Lago di Sabaudia (Lazio)
Sud Italia
- Lago di Barrea (Abruzzo)
- Oasi di Castelvolturno (Campania)
- Oasi di Persano (Campania)
- Saline di Margherita di Savoia (Puglia)
- Torre Guaceto (Puglia)
- Le Cesine (Puglia)
- Lago di San Giuliano (Basilicata)
- Pantano di Pignola (Basilicata)
- Bacino dell’Angitola (Calabria)
Isole
- Vendicari (Sicilia)
- Biviere di Gela (Sicilia)
- Riserva naturale orientata Saline di Trapani e Paceco (Sicilia)
- La foce del rio Posada (Sardegna)
- Stagno di Sale Porcus (Sardegna)
- Stagno di Cabras (Sardegna)
- Laguna di Mistras (Sardegna)
- Stagno di Pauli Maiori (Sardegna)
- Stagno di S’Ena Arrubia (Sardegna)
- Stagno di Corru S’Ittiri, Stagni di San Giovanni e Marceddì (Sardegna)
- Stagno di Cagliari (Sardegna)
- Stagno di Molentargius (Sardegna)
Quali specie abitano le zone umide?
Queste aree sono spesso zone di transizione o intermedie tra ecosistemi asciutti ed ecosistemi acquatici come i fiumi. Infatti, sono ricche di specie floreali molto particolari e la fauna consiste soprattutto in anfibi e uccelli.

Flora
Come abbiamo approfondito in un nostro articolo, le foreste di mangrovie sono importantissime nella lotta contro il cambiamento climatico. Tuttavia, questa pianta è tipica dell’area asiatica. Vediamo invece le specie più comuni in Europa.
La pianta che ci viene subito in mente se pensiamo alle zone umide è sicuramente la Cannuccia di Palude (Phragmites australis). Questo non deve stupirci perché il substrato di queste aree è molto poco stabile, quindi servono grossi fusti che si allungano per diversi metri sottoterra. Infatti i canneti sono alti fino a 4 metri e crescono fitti intorno agli stagni e lungo i fiumi.
Altre piante molto simili alla Cannuccia che caratterizzano queste aree sono i Carici (Carex spp.) e la Mazzasorda maggiore (Typha latifolia). Invece i fiori più ricorrenti sono l’Iris Giallo (Iris pseudacorus) e la Mazza d’Oro (lysimachia vulgaris), entrambi gialli come suggeriscono i loro nomi. Infine, le piante preferite dagli animali che se ne nutrono sono sicuramente le lenticchie d’acqua e le bellissime ninfee.
Fauna
Ancora una volta, i primi animali che ci vengono in mente se pensiamo allo stagno sono gli anfibi, come le rane, i rospi, le raganelle, le salamandre e i tritoni.
Per quanto riguarda l’ittiofauna, ci sono ovviamente i pesci d’acqua dolce. Ad esempio, le carpe, i lucci, i pesci gatto e le tinche. Ma si possono trovare anche l’alborella (Alburnus alburnus), la scardola (Scardinius erythrophthalmus) oppure i piccoli cobite (Cobitis taenia) e scazzone (Cottus gobio).
Inoltre, ci sono alcune specie di rettili. In particolare in Italia troviamo la lucertola, il ramarro e l’orbettino. Ma abbiamo anche dei serpenti come la biscia d’acqua, la natrice tesselata e il biacco. Infine, forse la specie più interessante è la testuggine palustre (Emys orbicularis), che purtroppo è minacciata dalla scomparsa del suo habitat per la bonifica degli stagni e dal prelievo degli esemplari per collezionismo.
Avifauna

Ci sono almeno 63 specie di uccelli in Italia che vivono stabilmente o per alcuni periodi nelle zone umide. Gli esemplari più conosciuti sono: l’anatra, l’oca, l’airone, la sterna, il martin pescatore, il cormorano, il falco di palude e l’incredibile fenicottero. In particolare, nei canneti vivono due grandi gruppi delle specie insettivore e granivore: i rallidi (come le gallinelle d’acqua) e gli piccoli passeriformi (come il basettino).
Come per la flora, anche alcune specie di uccelli si sono adattati a queste aree. Ad esempio, alcuni aironi pongono il loro nido a livello del suolo tra le canne, per l’assenza degli alberi. A proposito di nidificazione, la colonia di Ciconiformi (aironi e mignattai) del Padule di Fucecchio è la più importante d’Italia per numero di coppie.
Un altro esempio di adattamento è il modo in cui alcuni uccelli catturano le loro prede vista la porosità del suolo di queste zone. Uccelli come l’avocetta, caratterizzata da un lungo becco ricurvo, setacciano il fango da destra a sinistra per scovare i cibo nascosto sotto la superficie. Invece alcune anatre filtrano con il becco porzioni di fango, trattenendo piante galleggianti, vermi o piccoli crostacei.